Pare che dopo Donald Trump, alla corsa per le Presidenziali americane, i Democratici schiereranno Mark Zuckerberg come possibile candidato. In effetti anche in questo caso – se mai sarà così, e ci auguriamo di no – potrebbe essere letto solo come il fenomeno di ascesa di un imprenditore, il più potente del mondo. Il nostro Silvio Berlusconi e le sue televisioni, in confronto al Re di Facebook, paiono un venditore di pentole a domicilio con i suoi coperchi.
Zuckerberg, che al contrario del diavolo ha fatto pentole e – appunto – coperchi, continua nella sua ascesa verso il futuro dell’informazione e di quella che sarà la “realtà aumentata” per avvicinare, così dice, amici e famiglie.
E per unire vittime e carnefici, per ampliare solitudini e amori virtuali, bullismo e frustrazione, ossessioni e controlli incrociati, il tutto con un appeal fantascientifico che nemmeno il “Manifesto Cyborg”.
C’è chi ha criticato la mostra di Damien Hirst alla corte di François Pinault come un’esposizione che non tiene conto del tempo in cui viviamo: troppo esagerata, dispendiosa, morbosa, per un’epoca di crisi. Peccato che l’artista abbia raccolto in pieno anche quella che è la “parabola” di facebook, ovvero il meticciaggio continuo di realtà e finzione; lo scambio del territorio con la mappa, come diceva Baudrillard, il bannare la foto dell’Origine del Mondo di Courbet o delle azioni di Regina José Galindo o le immagini di Valie Export perché “ci sono strette restrizioni sulla pornografia” e poi lasciare ore e ore il video di un omicidio. Chissà che si era inceppato nella macchina dei controlli, di fronte a Cleveland. A San José Mister Mark Z. ha dichiarato che oggi bisogna, tramite il suo social network, ricompattare una società divisa, ma c’è tanto lavoro da fare. Quell’immenso lavoro che è stato fatto, in questi anni, per spaccarla in mille pezzi, la società. Frantumata come uno schermo dell’Iphone che finisce a terra nel verso giusto.
Per chi vuole gioire invece ci sarà la possibilità di avere “didascalie” per ogni oggetto che il proprio smartphone inquadrerà, oppure le informazioni potranno scorrere attraverso le lenti di magici occhiali. C’è di buono che per essere “critici”, invece, bisognerà ancora studiare. E forse, in questo caso, potrete riconoscere da soli perfino una “fake news”, e se per qualche disgraziato motivo verrete “stoppati” dal celebre social network per qualche giorno non correrete a fare un secondo profilo. Giusto? (MB)