Lo spunto per questa riflessione viene da una lunga intervista a David Puttnam, sulle pagine di Repubblica. La parola che più viene usata dall’attivista, produttore, rettore universitario e membro della camera dei Lords è “resilienza”. Un termine che, recentemente, abbiamo spesso sentito anche in diversi progetti legati all’arte contemporanea.
Non è una parola che siamo soliti usare, in Italia. Il suo significato ve lo abbiamo spiegato poco sopra e forse nella penisola, più che cercare di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, siamo soliti al piagnisteo. Anche se poi, diciamolo, siamo celebri nel mondo per il rimboccarsi le maniche.
Quella di Puttnam è una lezione di stile “costruttivo” di fronte alle macerie, ma anche una presa di posizione politica: il membro del Partito Laburista si scaglia con le riforme a ogni cambio di governo: creano disordine su tutti i fronti, in primis proprio nella classe al potere, e in tutti gli ambiti sociali, e la cultura di certo non è esclusa. «Nessuno dei ragazzi dovrebbe uscire dalla scuola senza aver imparato a combattere i suoi rovesci, ma molti di essi oggi hanno una paura terribile».
Una paura che, forse, chi lavora in un certo settore ha abbandonato in fasce, complice l’insicurezza e la “crisi” perenne di certi sistemi. E, invece, per certi versi vediamo il nostro Paese che di essere “resiliente” non ne vuole sapere. A partire dai giovani, che seguono esempi discutibile: «Noi adulti vogliamo essere troppo amici dei bambini, ma in questo modo non li rendiamo capaci di comprendere le sfide che avranno davanti. A diventare resilienti si impara, la resilienza è come un muscolo: va allenata», ha spiegato Puttnam.
Certo, con la crisi che stiamo attraversando di muscoli ce ne saremmo potuti fare parecchio, e l’arte per certi versi ha avuto un compito fondamentale nell’insegnare a come reinventare forme di comunicazione, spazi e, last but not least, a raccogliere e reinvestire capitali. Quello che gli alti vertici spesso non sanno fare. Perché non allenati a reinventarsi, e a non subire il vortice di continui cambiamenti di rotta, imprevisti, in una parola vita quotidiana dura e pura.
Chi dimostra di avere il potere della resilienza ha la capacità di rinascere. E in tutti i tempi questo atteggiamento è stata una vera e propria arte, che ne ha prodotta a sua volta.