24 marzo 2015

L’abbiamo scampata bella! O no?

 
Marisa Laurito e Romina Power in Biennale. Si vociferava da tempo, ora si ufficializza. No, non saranno nel Padiglione Italia e su questo possiamo tirare un sospiro di sollievo. Troppo manichei? Forse, ma con qualche ragione.

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Alla fine pare che le due signore della televisione e della musica più nazionalpopolare vadano in laguna a esporre le proprie opere. Dopo le tele di Amanda Lear e Lucia Bosé, e gli arredi di Lory Del Santo, ci sono Marisa Laurito e Romina Power pittrici. Qualcuno vociferava sarebbero state inserite nel Padiglione Italia (a proposito, che fine hanno fatto da quelle parti?) e invece no: la Power sarà in Costa Rica, insieme ad un altro italiano che i pennelli avrebbe dovuto posarli, Dario Fo, mentre la Laurito avrà spazio nel Padiglione Guatemala. Una bufala? Pare proprio di no. 
E visto che – come ha affermato la stampa generalista – questi nomi solleveranno brusio, iniziamo subito. Prima di tutto ci congratuliamo con le due artiste: entrambe affermano di dipingere da anni, entrambe sono contente di non essere state scelte per il loro cognome, ed entrambe hanno parlato di una loro “demonizzazione”. Specialmente la Laurito, che ricorda di quando andò a Sanremo nel 1989, con quella canzone-capolavoro che era Il babà è una cosa seria, e gli altri cantanti protestarono. 
Si, forse non erano stati sportivi: avrebbero fatto meglio a farsi una grassa risata, ma non troppo. Perché il trash, contrariamente a quanto si pensi, non dura solo una stagione, anzi. 
La questione, poi, è che anche la musica è una cosa seria, come le canzonette che dovrebbero finire al Teatro Ariston, e come il babà, e giustamente ci furono incazzature. 
Perché la differenza che intercorreva tra un cantante, o un cantautore, e Marisa Laurito, era quella che intercorre tra una ginnasta donna e un’atleta uomo: nello sport, i due, non dividono la stessa gara, anche se fanno lo stesso “mestiere”. Non si capisce perché invece, nell’arte, si debba tollerare un meschino “siamo tutti artisti”, che di certo – scordatevelo – non è la lezione di Beuys e nemmeno di Warhol, anche se siamo sicuri che il Re del Pop con la Marisona nazionale e gli strilli smielati della coppia Power-Albano avrebbe creato qualcosa di surreale. 
Per fortuna siamo stati risparmiati. «Dipingo da anni, solo in Italia veniamo demonizzati», chiosa la Laurito, che a Venezia farà un’istallazione legata alla cucina. Daje. La Power, invece, si concentrerà sul tema della pace. A ridaje. 
«Solo in Italia un artista è confinato in un recinto», ribatte la guerrigliera Marisa, ma è molto semplice: di solito un leone non sta in un recinto di gazzelle, ma l’arte – al solito – non è considerata una questione anatomica. Non è questione di niente, figuriamoci di cervello, solo di “emozioni” per citare una voce che ci auguriamo diventi presto una grande critica, Simona Ventura. Così, nel 2015, chi si sente un artista è un artista, in Italia non ne parliamo! E se poi viene chiamato alla Biennale di Venezia, allora sarà un artista davvero! Contenti voi. (MB)

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