10 ottobre 2016

L’arte è donna

 
Da Frieze a Milano, e non solo. Insieme alle denunce contro il sessismo dell'arte contemporanea le mostre "di genere" femminile si moltiplicano. Con il loro carico di "fenomeno", e sperando che non sia solo moda

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A Milano, alla Triennale, è in scena “L’altro Sguardo”, ovvero una corposa selezione di immagini fotografiche realizzate da artiste e fotografe italiane, raccolte minuziosamente in breve tempo dalla collezionista Donata Pizzi. Una mappatura non tanto di un “fenomeno”, ma la dimostrazione che la fotografia “rosa” non solo esiste ed è esistita, ma ha anche precorso una serie di temi oggi attualissimi, come il discorso sul “genere”.
E mentre Francis Morris, la direttrice della Tate, aveva rimarcato che l’arte contemporanea è un sistema per soli uomini, dimenticando di inserire Ana Mendieta – come ricordiamo – nella mostra inaugurale del museo ampliato, la scorsa primavera, a Londra – in occasione di Frieze oltre alla presenza delle agguerrite Guerrilla Girls che da tempo riflettono su queste problematiche – tra le altre mostre in scena c’è “Feminist Avant–Garde of the 1970s”, una retrospettiva – diciamo pure così – che raggruppa 48 donne per 150 opere, direttamente dalla Verbun Collection di Vienna. 
Cindy Sherman, Francesca Woodman, Martha Rosler, Katalin Ladik, Nil Yalter, Birgit Jürgenssen e Sanja Ivekovic´, solo per citarne alcune, sono raccolte sotto la curatela di Gabriele Schor, e raccontano di diritti civili, di emancipazione, di conflitti sociali, di uguaglianza. 
Tutti temi che attualmente sono sulla bocca di ogni agenda politica, ma che ancora non trovano pieno compimento nella realtà dei fatti. E ancora, pure in fiera – a Frieze Masters – sabato pomeriggio il talk dedicato alla “Feminist Art” ha sbancato con pieno di pubblico. L’argomento dell’arte-donna, insomma, sembra essere più caldo che mai, ma proprio per questo sarebbe auspicabile che dopo il momento di gloria – data la carica sempre verde e sempre necessaria di alcuni contenuti – non sia destinato a rientrare nel cono d’ombra che spesso appartiene alle avanguardie, specialmente nei momenti della loro nascita. Perché in fin dei conti è importante vivere. (MB)

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