03 dicembre 2015

L’arte non le manda a dire

 
Marine Le Pen vince ai sondaggi ma perde con gli artisti. Ecco che cosa hanno risposto alla proposta di "revisione nazionalistica" dei FRAC, e non solo, un gruppo di grandi personalità del contemporaneo d'Oltralpe

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Tra i firmatari ci sono Adel Abdessemed, Kader Attia, Christian Boltanski, Céleste Boursier-Mougenot, Daniel Buren, Victor Burgin, Cyril Duval, Valérie Jouve, Bertrand Lavier, Annette Messager, Orlan. Che hanno firmato questi grandi artisti francesi? Una lettera dura e cruda, indirizzata alla Signora Marine Le Pen del Fronte Nazionale, che dopo gli attacchi del 13 novembre ha visto un’ascesa del suo partito e, se tutto continuerà sull’onda della paura e dell’odio il FN vincerà, tra pochi giorni, le elezioni in due regioni.
Finita sotto processo per incitamento dell’odio nel mese di ottobre, la “nera” Le Pen stavolta ha cercato di portare sotto la sua ala la creatività. 
Con un appello agli artisti, zoccolo duro – da sempre – di un elettorato di tutt’altra sponda, con la promessa di maggiore tutela e servizi. A partire da un sistema di “incubatori” per permettere a tutti gli addetti ai lavori di creare autonomamente, entrando nel mercato. E superando il sistema dei FRAC, ovvero i Fondi regionali d’Arte Contemporanea, accusati di promuove interessi commerciali e – senza troppi giri di parole – di essere politicamente sovversivi.
Già, perché i FRAC sono specchio delle tendenze dell’arte, e dunque della società: «Se uno spazio vorrà fare una mostra sui migranti non pagheremo un euro per questo evento», ha dichiarato Sébastien Chenu, politico vicinissimo a Le Pen, aggiungendo che le istituzioni “colpevoli” saranno sanzionate. 
Che bella, insomma, la nuova arte di regime.
Ed ecco che, per fortuna, i francesi più importanti del mondo non stanno a guardare. E carta e penna alla mano rispondo.
«Soltanto gli sciocchi e i traditori crederanno anche solo per un attimo che la libertà creativa significhi qualcosa per il suo partito politico. Mentre lei pensa che ci sia bisogno di “ripulire” il nostro Paese e di trovare il coraggio di chiudere porte e finestre noi crediamo, al contrario, che dovremmo aprirle al fine di portare aria alle anime tormentate che vedono, in voi e nel vostro partito, un rimedio. Noi lavoriamo e creiamo in Francia così come altrove, e la libertà della creazione è prima di tutto l’apertura verso gli altri, quelli che non-sono-io ma sono uguali a me, e non importa quale sia il colore della pelle, la la nazionalità o la religione». Semplice, e sovversivo. (MB)

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