Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
31
marzo 2017
All’atto pratico non è chiarissimo a cosa servono certe manifestazioni pubbliche ma molto istituzionali, come un G7 della cultura: si tratta, un po’ di rimettere i puntini sulle i in discorsi che da tempo si susseguono e che, sotto il Ministero di Franceschini, sono diventati anche realtà.
“La conoscenza è il miglior antidoto ai rischi di questi tempi, alle paure, alla paura della diversità e anche degli stranieri, perché tutte le guerre e gli scontri sono frutto della mancanza della conoscenza”, riporta il Ministro.
D’accordo, lo sappiamo da tempo immemore, e l’arte è la dimostrazione lampante di una continua cooperazione tra “gli altri”.
E poi? E poi via sul patrimonio, sul ruolo fondamentale dei Caschi Blu della Cultura nei Paesi in conflitto, la necessità di proteggerlo da parte della comunità internazionale e così via. Il tutto contenuto nelle prime “Dichiarazioni di Firenze”, un passaggio importante per la tutela della cultura, sempre secondo il Ministro.
E poi? Poi una missiva, rivolta ai Beni Culturali e firmata dai maggiori produttori di musica, cinema, calcio e tv: Sky, Twentieth Century Fox, Anica, BBC Worldwide Ltd, BT Consumer, DFL Deutsche Fussball Liga GmbH, Canal + Group, Constantin Film, European Producers Club, R.T.I. S.p.A, Premier League, NBCUniversal, Lega Serie A, Sony Pictures e Sony Music, Warner Music Group, Walt Disney International. Il senso? Un giro di vite sulla pirateria, quel “fenomeno tollerato nel tempo che sta diventando un vero problema per l’industria creativa in primis e quindi soprattutto per i giovani che oggi vogliono affrontare il mondo della creatività”, e che – se fatta online – viene paragonata al furto di opere d’arte. Ma la cultura non dovrebbe essere di tutti? E per tutti quei giovani che vogliono affrontare la creatività, se non vi fosse più pirateria, vi sarebbe uno stipendio minimo assicurato, qualche contratto e non solo tanti stage? Sarebbe ora di iniziare a parlare anche un po’ di più dello sviluppo, e non solo della tutela. Ma forse Firenze non sarà il luogo adatto. Appuntamento rimandato? Vedremo oggi. (MB)