Giorgia Meloni continua a marciare con chi la vorrebbe ricondurre a casa, al focolaio e ai pannolini dei bimbi. Il suo “capo”, Silvio Berlusconi, solo ieri ha detto che il lavoro di Sindaco è difficile, e che Giorgia avrebbe almeno diversi mesi di lavoro non obbligatorio. Non del tutto erroneo, ma decisamente poco lusinghiero per la fiducia della sua appassionata seguace. Che oggi si è ribellata come una novella Giovanna D’Arco: «Nessun uomo può dire ad una donna cosa fare: non lasciamo che vinca il M5S». E mentre c’è la Lega che sostiene la candidatura “pulita” di Meloni, l’altro uomo di Berlusconi è Guido Bertolaso, che dopo la candidatura della prossima neo-mamma rilancia: «Vado avanti come una ruspa». Sarà forse memore di quello che si è combinato all’Aquila?
Ad ogni modo, insomma, le liste sono tese, e si annuncia anche la candidatura di Francesco Storace (che lancia l’idea di primarie della destra per il 3 aprile), ma quello che fa più preoccupare è che a Roma, ancora una volta, la sinistra pare in questo momento decisamente debole, e la destra pronta a strapparsi vicendevolmente la pelle pur di conquistare il Campidoglio e dunque, nemmeno troppo simbolicamente, il potere italiano. Milano, in questo, sembra quasi essere stata accantonata: la riconquista sembra dover tornare laddove si era ufficialmente iniziata. Viene in mente il film di Francesco Rosi, da cui prendiamo il titolo: “Le mani sulla città”, del 1963, e la cui didascalia recita “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”. (MB)