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Theresa May non l’ha presa molto bene. Con un voto di 8 giudici a 3, la Corte Suprema ha deciso che è necessario un voto della Camera dei Comuni e della camera dei Lord per decidere di dare formalmente inizio all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Il divorzio dall’Unione Europea, insomma, non si prevede così facile e indolore, come si invoca sulla base dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, ma dovrà passare dal Palazzo di Westminster, che ha ribadito che il Governo non può usare tale legge autonomamente.
Quel che è vero è che gli inglesi al Governo che invocano l’uscita non stanno perdendo tempo, e il Ministro David Davis ha anticipato che depositerà domani, in aula, una “legge il più inequivocabile possibile” che possa attivare, appunto, l’articolo e permettere i primi lavori di “uscita” il prossimo marzo.
Cosa dicono gli esperti di politica? Per esempio che nessun partito si opporrà radicalmente all’articolo 50, ovvero all’uscita dalla Ue, per non apparire contrari alla volontà popolare espressa dal referendum e i liberal-democratici hanno annunciato la volontà di mettere a punto un secondo referendum. E stavolta chissà se qualcuno ci ripenserà…un po’ come qualcuno oggi forse ci ripenserebbe con Trump negli Stati Uniti.
Poi bisognerà tenere conto anche di Scozia e Irlanda del Nord, aree che hanno votato a grande maggioranza per restare nella Ue e ora minacciano apertamente la volontà di secessione dalla Gran Bretagna per continuare a fare parte dell’Europa. Vedremo che sarà, e se la Brexit si trasformerà in una “exit”, ovvero in un nulla di fatto, un’idea reazionaria e degna di essere abortita. (MB)