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04
febbraio 2017
Tanti anni fa in Italia quel gruppetto pop che erano gli 883 cantavano “Hanno ucciso l’uomo ragno”, tormentone giovanilistico di metà anni ’90, di cui però ancora si ricorda il ritornello. Chissà se tra vent’anni, invece, ricorderemo di nuovo le copertine del Der Spiegel, settimanale tedesco, e del New Yorker, corrispettivo della Grande Mela. Perché? Per due copertine che hanno fatto impazzire i social media nelle ultime ore in cui si raffigura la fiaccola spenta della Statua della Libertà, a cui è rimasta in mano solo una scia di fumo (New Yorker) e nell’altra in cui un Donald Trump senza volto con in mano un coltellaccio da Jihadista mostra la testa mozzata del simbolo di New York e dell’accoglienza, in versione “Medusa”.
Peccato che ad essere uccisi, stando alle immagini, siano anche ben altri valori. Due copertine degne non tanto di un giornale satirico (alla Charlie, se proprio), ma dense di un disincanto e di un terrore totale anche da parte dei media. Un trattamento che finora si era riservato solo ai grandi dittatori del mondo, da Putin in giù e, appunto, agli uomini del Califfato.
E ora che Trump ha scelto per le più alte cariche d’America antiabortisti, personaggi che negano il riscaldamento globale, moderne SS impiegate in pratiche poco ortodosse, con il giro di vite contro i migranti e la politica di sanzioni verso il Medio Oriente, ecco che i simboli dei “lumi” vanno – appunto – in fumo, o nel sangue.
Ma c’è di più: a disegnare l’immagine del settimanale tedesco è stato un ex profugo cubano, che arrivò negli Usa negli anni Ottanta e qui trovò libertà, lavoro e sicurezza. Si chiama Edel Rodriguez, e si rammarica perché gli Stati Uniti gli hanno dato tutto. Fino ad ora. Quel che è certo è che, anche se la battaglia stavolta è solo “di carta”, non sarà indolore. (MB)