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10
dicembre 2016
Provate a ricercare qualcuno di cui non sapete nome, cognome, dati anagrafici, generalità. Fatelo con un identikit, magari, e affidatevi all’intuito, visto che carta non canterà.
A Oderzo, in provincia di Treviso, la Sindaco non vuole che ai migranti ospitati in paese venga fatta la carta d’identità. “Perché tanto non si sa chi sono, perché tanto 2 su 3 se ne andranno, perché tanti non vedranno accolta la richiesta d’asilo”. E così, insomma, andate in pace, voi senza alcuna identità.
Peccato che ad alimentare il fuoco sia stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha invitato i sindaci alla disobbedienza, rispetto a quello che invece è un reato, come spiegano dalla Prefettura. Perché non fornire un documento identitario disattende un dovere rispetto al diritto di un altro cittadino, che sia italiano o extracomunitario.
Peccato, poi, che in questo caso, una carta d’identità valga ben poco, e non dia cittadinanza italiana, ma consenta invece di avere accesso alle misure per l’integrazione e i lavori socialmente utili. Già, lavori socialmente utili. Invece, magari, chi non avrà questa cartina potrà continuare a rubare i polli in qualche paesino sperduto del Triveneto, senza nemmeno il problema di essere riconosciuti, visto che non ci saranno prove identitarie. Tanto, per tanti, “sono stati quelli lì”.
E peccato, che “quelli lì”, continuano a esserlo anche agli occhi di chi dovrebbe vederci un po’ di più, oltre i propri polli. Oltre ai problemi, che nessuno sottovaluta, di una vera integrazione. (MB)