18 dicembre 2014

Ma che città sei Roma?

 
Mentre la Capitale vive le sue ore peggiori, la cultura si sveglia. E fa addirittura grandi numeri da cui forse ricominciare

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Ma che razza di città è Roma, bifronte, schizofrenica? Sentite qui. I giorni scorsi vi avevamo parlato del week end dell’arte capitolino: i “Musei in Musica”, qualcosa come 251 eventi in 56 luoghi della cultura; poi le gratuità per i residenti nei musei del circuito Roma Capitale e ancora, l’ultimo step, tutte le aperture straordinarie in un giorno non solo festivo, ma che da calendario sarebbe di chiusura settimanale. E il pubblico risponde, anche molto bene: per la VI edizione della Notte dei “Musei musicali” sono arrivate qualcosa come 70mila persone, 10mila in più rispetto all’edizione 2013. 
8mila hanno scelto i concerti alla Sapienza, 7mila il Pop di Morgan all’Elsa Morante, 5mila il Rock al MACRO, e 4mila alla Pelanda. Da una parte, insomma, una città che affonda tra scandali inauditi, con i fasci diventati faccendieri, gli ex rossi che sono non si sa bene cosa e, dall’altra, la gente che in questa città ci vive che, almeno in parte, sembra (giustamente) interessarsi ad altro. Che non si lascia fagocitare dalla melma ed esprime una sana voglia di altro. Esigenze che per fortuna parte delle istituzioni ancora sono in grado di interpretare, anche se poi un’altra parte (purtroppo quella che conta di più), che maneggia soldi veri e fa le scelte vere, supera la fantasia del più feroce romanziere. 
Proprio non torna come, a fronte di questi numeri e a fronte di quello che Roma riesce a fare con i suoi tesori e il suo altissimo numero di turisti quotidiani, questa stessa città sia ostaggio di una classe politica sporca e senza scrupoli, in grado di far del bene solamente alle proprie tasche, distruggendone la credibilità. Solo italiana, guarda caso, perché per fortuna o purtroppo, sulla stampa internazionale di “mafia capitale” quasi non si parla. Ci sono abituati alle nefandezze italiane, tanto che non fa notizia uno scandalo in più o in meno? Parlare dei panni sporchi di casa nostra non interessa più nessuno? 
Il sindaco Ignazio Marino e l’Assessore alla Cultura Giovanna Marinelli si sono dichiarati soddisfatti del week end, spiegando: «L’abbiamo chiamato “Vivi i Musei”. Abbiamo cominciato con un successo, e molti ci hanno seguito sui nostri social raccontandoci con oltre 250 foto gli spettacoli in tutti gli spazi. Le pagine del sito www.museiincomuneroma.it hanno ottenuto 16mila e 500 visite, il triplo rispetto allo scorso anno e l’account Twitter @museiincomune ha raggiunto i 75mila profili. Grande dunque la partecipazione e condivisione da parte dei cittadini».
Che i cittadini romani, e aggiungiamo italiani, abbiano sete e voglia di cultura ormai è un dato di fatto. E si tratta di normalità, non di eccezionalità. Per ricominciare – perché bisognerà pure ricominciare a meno di non voler abdicare a un suicidio collettivo – da qualche parte bisogna partire. C’è una parte sana, c’è la possibilità di vivere e anche di fare profitto senza quella vergognosa corruzione che nemmeno ai tempi di Tangentopoli. Non per un week end all’anno e non come un lusso o un intrattenimento. Ma come esempio. Se non ora, quando? 
E se non questo, cos’altro?

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