03 settembre 2016

Ma non erano solo vignette?

 
Fanno male, stavolta gratuitamente. Forse confondono la satira con il pessimo gusto di chi ha pochi argomenti. E infilano il fondamentalismo laddove c'entra solo la natura. Eppure li abbiamo sostenuti e difesi, quando sono stati attaccati dalla "religione". E allora, come dobbiamo prendere oggi le vignette di Charlie sul terremoto?

di

Per giorni interi, nel gennaio 2015, siamo stati tutti Charlie. Oggi, invece, Charlie Hebdo ci ha voltato le spalle e, scusate il francesismo, ci prende per il culo. 
Prende per i fondelli i nostri morti, trattati alla stregua di “spaghetti al pomodoro” o “gratinati (dato il sangue o i lividi), o come strati di lasagne (le bare e le vittime, accastate a centinaia). 
Perché? Perché il terremoto italiano è il pretesto per chiedersi ironicamente (?) se prima di colpire nel Lazio, nelle Marche, in Abruzzo, abbia urlato “Allah Akbar”. E di fronte al vespaio di critiche inferocite piovute da qualsiasi direzione risponde sardonicamente che le case italiane non sono state costruite dalla redazione, ma dalla Mafia.
Tutta l’erba un fascio, alla stessa stregua di “Tutto l’Islam è cattivo”. Va così da queste parti, lo sapevamo quando siamo stati tutti uniti contro il terrore, e lo sappiamo oggi, anche se i più incazzati staranno pensando che in fondo sì, hanno appunto sempre esagerato, e che il 7 gennaio di quasi due anni fa un po’ di piombo nelle budella degli ideatori di questo giornaletto non è stato poi così male. No? Non facciamo gli ipocriti. Nel gioco al massacro tutto e permesso, e scherzare con la morte, le vittime, “i bastardi” di qualsiasi natura, è da sempre la vera e unica religione di Charlie, che ha preso per il culo anche le sue stesse vittime, a una settimana dall’attacco.
Forse il colpo fa più male perché arriva da chi credevamo “amici”? O forse queste benedette vignette solo disegnini non sono? Ci urtano perché mancano di argomentazioni e sfruttano la tragedia per l’ennesima sparata sul logoro Allah? Sicuramente. E ci urtano ancora di più perché sotto quel terremoto, in un Paese civile e consapevole della sua sismicità, non ci sarebbero dovuti essere 300 morti. Questa in fondo resta il fatto sul quale incazzarsi. Il resto fa parte delle barzellette tra l’italiano, il francese, l’inglese. E ormai anche l’arabo. (MB)

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