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La notizia è, se ancora lo è, che quando si parla di migranti ancora qualcuno invoca agli spari. Altri dicono “Andate a bussare al Vaticano”, altri spiegano che l’Italia è un colabrodo, e altri ancora dicono che i migranti devono essere rispediti al mittente. Si è colti da un po’ di stanchezza, specialmente perché nella lotta contro i mulini a vento ci si perde sempre, ed è come se il copione di questi sub-sahariani che hanno sfondato le barriere tra il Marocco e la roccaforte spagnola di Ceuta fosse destinato a restare un atto silenzioso di un copione scritto: in Europa magari arriveranno, prima o poi, e poi? Davanti ai bar e ai supermercati a elemosinare? Questo significa aprire le barriere? “L’invasione”, la scorsa notte, ha avuto una sorta di appeal quasi eroico: “Libertà” urlavano coloro che riuscivano a farsi strada, e tra gli oltre 500 “sconfinati” si contano solo una trentina di feriti, tra uomini e agenti.
Ma la storia, ad ogni modo, è triste. Triste perché piatta, perché senza futuro. Triste perché identica a migliaia di altre e triste perché è allucinante che non si possa – secondo l’Occidente – cercare un mondo migliore sulla Terra, quando ormai si parla di andare su Marte per conquistare un nuovo pianeta dove poter vivere.
Tutta inutile e fallimentare fantascienza, viene da dire, rispetto alla palude nella quale abbiamo destinato e in cui teniamo ben piantati – sì, noi, mondo evoluto e civile che ha bisogno di colonizzare, coltivare e ingrassare – milioni e milioni di uomini. E così, spesso, i migranti scappando da loro stessi vorrebbero arrivare laddove stanno coloro che ne hanno pianificato nei secoli dei secoli la loro attuale condizione. E per chi può vagamente capirlo l’ultimo grido dal Marocco è come un soffocamento. L’ennesimo. E di cui vorremmo fare a meno di scrivere. E invece…(MB)