SarĂ merito di Giorgio Morandi, ma in questo caso sembra merito anche della cittĂ stessa: Bologna.
Alla “Dotta”, infatti, è valso il premio d’eccellenza che l’ICOM ha lasciato al bolognese MAMbo, anzi, a un progetto che il museo ha portato avanti per la riscoperta dell’identità di una delle vie più antiche di Bologna dove si intrecciano vita, storia e tradizioni della città fra passato e contemporaneità , nato con l’intento di valorizzare l’idea di città cercando di creare una mappatura “sentimentale”: via Marsala 1-53, coordinato dal Dipartimento Educativo, coinvolgendo anche gli alunni dell’accademia e di alcuni istituti superiori della città , in partnership anche con il Museo della Storia di Bologna e Fondazione Carisbo, Genus Bononiae.
Una strada importante per la storia della città , dimensione dalla quale il progetto è partito per indagarne l’aspetto contemporaneo cercando una geografia emozionale tra cittadini, studenti universitari e urbe. Un tesoro tutto tricolore viene da dire, con pratiche che ben conosciamo da queste parti, e tengono banco nel dibattito sulla funzione dell’arte di oggi.
I progetti selezionati per il “contest”? Erano 35, passati poi a 10 finalisti. E non è del tutto fuori luogo un certo stupore, in rapporto ad altri colleghi italiani. Ma anche questi “collaterali”, in realtà , fanno parte della nuova vita dei musei, forse le istituzioni più “mobili” di sempre, predisposti oggi – per loro stessa natura – a farsi carico di contesti, situazioni, e di risentire di politiche e pubblico.
Dulcis in fundo Bologna sarà anche tappa “conoscitiva” del viaggio in Italia del vice presidente mondiale di ICOM, il kenyota George Abungo: speriamo, in realtà , che si possa mettere in atto un piccolo-grand tour, perché sarebbe un peccato mortale dimenticare anche chi non ha vinto. (MB)