18 marzo 2016

Minacce globali

 
Stavolta non sono terremoti, riscaldamento o tsunami, ma due forze politiche, a Ovest e ad Est del mondo: Donald Trump e la jihad islamica. Lo dice l'Economist, toccando ferro per l'economia globale

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Alla fine è solo una differenza di tempo: quanto può durare un tornado? Pochi giorni, e distruggere tutto. E un presidente? Qualche anno. E mettere fine al mondo così come lo conosciamo. L’ombra di Mister Donald Trump ora si fa preoccupante, checché se ne dica, e se ne accorge anche l’Economist che lo mette nella lista nera dei dieci pericoli globali. Un bel premio insomma, che lo equipara alla jihad islamica. 
«Nell’evento di una vittoria di Trump la sua ostilità al libero scambio potrebbero esplodere rapidamente in una guerra commerciale, e quantomeno far deragliare la Trans-Pacific Partnership tra gli Stati Uniti e 11 Paesi asiatici e americani firmata in febbraio», scrive il magazine.
E se poi sommiamo anche il resto del conto, ovvero il suo odio sbandierato nei confronti dell’America del Sud, del Messico, Russia e Medio Oriente, beh il gioco è fatto, anche senza l’aiuto di esperti economisti: la più grande potenza del mondo rischia di fare un “boom” colossale, ovvero di lanciare una bomba che metterebbe in crisi – per usare un eufemismo – tutto più di quanto non sia già compromesso. 
E il vecchio esaltato, ancora, sta facendo passi avanti: «Dopo la guerra c’è un naturale processo di unificazione», è stata un’altra dichiarazione, mentre mancano ancora 22 stati alle primarie. Mentre Barack Obama ha cominciato a premere sui sostenitori democratici perché si schierino con Clinton. In attesa delle risposte, ora nebbiose, di novembre. (MB) 

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