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Lo sa bene Lady May, che il momento è d’oro. La possibilità di prendere uno schiaffone, con la Brexit, è forse ai minimi storici. Almeno stando a quel che dicono gli esperti: secondo le proiezioni, in questo momento, i conservatori avrebbero qualcosa come 21 punti percentuali di vantaggio sui laburisti, ovvero 44 a 23, che si pone come il distacco più grande dell’ultimo decennio. E così, i conservatori, potrebbero vincere con una maggioranza di un centinaio di seggi, e dunque la battaglia parlamentare sulla Brexit sarebbe vinta senza difficoltà.
Ecco spiegato il motivo di tanta fretta per andare alle urne, il prossimo 8 giugno. Theresa May mira così ad ottenere il “mandato” dalla cittadinanza per iniziare il percorso fattivo per negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, come hanno votato i sudditi della Regina lo scorso giugno, appunto.
Perché andare a votare? May l’ha spiegato come una sorta di moto di ribellione all’opposizione degli altri partiti, laburisti, liberal-democratici e nazionalisti scozzesi, oltre che dei membri non eletti dal popolo della camera dei Lord, che hanno limitato il galoppo dell’uscita della comunità.
Vedremo se oggi il Parlamento inglese accetterà la proposta ma, sempre secondo gli esperti, pare sarà improbabile uno stop dei Labour: significherebbe aver paura di perdere.
E allora via, alle urne. Sperando nei ripensamenti, o sperando che questa Inghilterra se ne vada in fretta. Con tutte le conseguenze del caso che dovrebbe pagare lei, e che invece pagherà un intero continente. (MB)