04 giugno 2016

Ognuno pensi ai genocidi suoi!

 
La Turchia non l'ha presa troppo bene, con il riconoscimento della Germania del genocidio armeno come fatto dovuto al volere del governo ottomano, e non solo annuncia "ripercussioni", ma chiede di senza mezzi termini ai tedeschi di pensare "ai genocidi propri"

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Ma come? Questi hanno sterminato milioni di ebrei e ora vengono a fare le pulci a noi per un milione e mezzo di armeni ammazzati? Questo, in parole povere, il messaggio alla Germania da parte della Turchia.
La questione? Dal Bundestag, il Presidente Norbert Lammert, ha riconosciuto il genocidio del popolo cristiano (turco) che guardava all’Occidente. 
L’attuale governo turco, sia chiaro, non è responsabile degli eventi di allora, ma “è corresponsabile del modo in cui verranno affrontati in futuro”, ovvero – leggasi tra le righe – è inutile continuare a negare l’evidenza di un fatto storico.
La Germania, in questo, ha fatto ammenda rispetto all’Olocausto e ora anche rispetto alla complicità di questo sterminio ad est, ma il Presidente Erdogan non l’ha presa molto bene: «La decisione del Bundestag avrà serie conseguenze sui rapporti bilaterali e ha annunciato che verranno discusse ulteriori misure», ha spiegato il primo uomo turco, mentre a turno i ministri degli Esteri e il vicepremier hanno accolto la risoluzione come un “errore storico”, una decisione “nulla”, mentre è arrivato l’affondo del Ministro della Giustizia, Bekir Bozdag: «Prima bruciano gli ebrei nei forni, poi ti alzi e accusi il popolo turco con calunnie di genocidio. Preoccupati della tua Storia».  
La storia degli Armeni è invece nota: si tratta del primo genocidio della storia del Novecento. Sistematico, e rivolto a eliminare il popolo sia a livello culturale che politico perché d’intralcio a formare un governo nazionalista, promosso dal partito dei Giovani Turchi, che cercavano l’omogeneità etnica e religiosa. 
Il genocidio fu attuato dal Comitato Centrale del Partito, e realizzato attraverso una struttura paramilitare, con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia.
Eggià, quel che è giusto è giusto. Compreso quello di mettere una croce di riconoscimento su un fatto che a distanza di un secolo si cerca di insabbiare, con quell’arma sempre efficace che è negazionismo. Di cui in parecchi, da est a ovest, da nord a sud, sono ottimi esperti. (MB)

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