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26
ottobre 2015
Opera aperta. Anche alla spazzatura
Il fatto
Ci risiamo: a Museion due inservienti cestinano l'opera di Goldschmied & Chiari, pensando che fossero i rimasugli della festa. Da una parte all'altra sono piovute ilarità, ma ci sarebbe tanto da riflettere. Prima di tutto su quella “comunicazione” del contemporaneo
di redazione
Al Pecci di Prato, in occasione del Forum dell’arte contemporanea, uno dei punti più discussi è stata la formazione e anche l’informazione dei comuni cittadini sull’arte. Perché, e lo sappiamo bene, il mondo “comune” sembra essere sempre meno sensibile, e anche chi frequenta musei, gallerie, spazi espositivi e chi più ne ha più metta, spesso sfodera un piglio “critico” che fa rima con un cinismo à la page, frutto di un’inculturazione fatta di immagini e showbiz.
L’episodio dell’installazione di Goldschmied & Chiari, per la Casa atelier di Museion inaugurata giovedì sera, e buttata nella spazzatura da due inservienti è l’ultima vittima di una serie di episodi che vanno da Duchamp a Martin Kippenberger, e che in tanti hanno identificato in quel tremendo episodio (scambiato sempre per comico) del film di Luciano Salce Dove vai in vacanza? intitolato proprio Le vacanze intelligenti, dove Alberto Sordi e consorte, forti del loro essere “popolani”, si facevano beffe di Carl Andre e degli Iperrealisti.
E così Dove andiamo a ballare stasera?, opera del duo ispirata alla crisi della politica degli anni 80, e alla guida alle discoteche scritta dall’ex ministro socialista De Michelis, è stata ripulita. La direttrice Letizia Ragaglia ha minimizzato, forse giustamente: «Il danno è stato fatto ma per fortuna riusciremo a rimediare perché l’installazione non è stata buttata nell’immondizia. Vedremo di aprire i sacchi – le signore hanno fatto un’encomiabile “differenziata” dividendo vetro, carta, ecc. – e di riposizionare tutto dov’era, aiutandoci con le foto».
Va bene, ma bisogna ricordare – in questi casi – che smantellare un’opera credendola un cumulo di monnezza non è certo segno di ironia, e nemmeno di genialità, stile “baffi alla Gioconda”. Tradisce mancata comunicazione, l’incapacità di distinguere una sala espositiva da un foyer, un “eseguire gli ordini” pedissequamente. Una mancanza, insomma, non tanto di cultura ma di capacità di osservare.
Errore delle inservienti? O forse errore dell’arte? Non bisognerebbe ripartire anche da questi episodi per “riformare” quella fantomatica educazione generale, quel rispetto collettivo e quell’interesse sano e non scioccamente dettato solo dallo status symbol, intorno al povero contemporaneo che fa chiacchierare, specialmente i media generalisti, solamente quando accadono questi “divertenti” episodi? (MB)