Categorie: Il fatto

Paesaggi dell’economia

di - 18 Dicembre 2014
Si fa un gran parlare delle eccellenze dell’economia italiana, delle attività produttive artigianali, della piccola imprenditoria, dei prodotti locali, dell’importanza di salvaguardare anche il commercio al dettaglio e le botteghe storiche. Tutte palle! Gli outlet hanno trasformato il paesaggio italiano dell’economia (come ha scritto chiaramente in un libro di qualche anno fa, Outlet Italia, il giornalista Aldo Cazzullo), e i vecchi centri commerciali non sono stati da meno nel loro essere i veri spazi di aggregazione delle periferie, accogliendo frotte di anziani e giovani ciondolanti tra una vetrina e una boccata di junk food, da una parte all’altra della provincia d’Italia e nelle cinture metropolitane di Milano, Roma, Torino, Napoli solo per citare i principali centri della penisola. Sono strutture vecchie ormai di vent’anni, con una concezione di commercio lontanissima da quella che era affidata alle vetrine affacciate sulle strade vere delle città, ma evidentemente non hanno perso il loro fascino, almeno secondo le amministrazioni locali. Che cercano in questi “non luoghi” descritti nella loro complessità ambigua da sociologi e scrittori, Marc Augé e James G. Ballard in primis, un motivo di “modernità”. Stavolta accade a Siena, città che fino a oggi è stata orfana di una catena di grande distribuzione con annessi dozzine di negozi intorno. Ora, invece, il nuovo centro potrebbe sorgere nella sua prima periferia e Oliviero Toscani, che non le manda a dire, dalla sua trasmissione radiofonica, Fatto in Italia, condotta con Nicolas Ballario non ha risparmiato il vicesindaco Fulvio Mancuso, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica con la sua bella veemenza: «Dovreste vergognarvi: quando un’amministrazione non ha idee, crea centri commerciali. Complimenti! Trasformate una delle più belle città del mondo in un luogo di omologazione. Verrete ricordati per questo».
I piccoli commercianti sono in crisi in tutte le città, ma Siena evidentemente preferisce aprire le porte di un iper qualsiasi, anziché valorizzare le attività cittadine. E ricorrendo alla formula dell’accumulo. La replica politica? « Siena sente la necessità di un centro di grande distribuzione, la cui costruzione sarà consentita dalle nuove procedure urbanistiche messe in atto dall’amministrazione». Grazie, e auguri a tutti. Ma che non si senta più uscire dalla bocca di un politicante locale un’affermazione sull’importanza di tutelare il paesaggio economico di una città anche perché quello culturale e geografico è già stato sputtanato da anni di amministrazioni che hanno speculato e poi condonato qualsiasi obbrobrio che due giorni di pioggia tirano giù. Largo al nuovo usato (o rottamato, per dirla con il Premier Renzi), garantito per sentirsi moderni come vent’anni fa!

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