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Come Facebook (1,5 miliardi di iscritti) non potrà aspirare a diventare; Instagram? Ha pochi utenti, ma certamente una dirompenza senza eguali, visto che le immagini – nella social società – sono tutto. Youtube? WhatsApp? Messanger? Tutt’altra pasta e tutt’altro servizio. Parliamo di twitter, infatti, che è sull’atto di essere venduto a Google, o forse a Microsoft, o forze a Verizon (che si stava per comprare anche Yahoo!).
Come funziona con le banche, e come nella vita – leggi pesce grosso mangia pesce piccolo – qui bisognerà capire come poter riscattare un social media che in realtà di social aveva ben poco e che, a dirla tutta, funge un poco come un’Ansa, senza i dettagli.
Sarà per questo che i politici, dala sua nascita, l’hanno sposato come piattaforma per arringhe, scuse, messaggi di ogni natura e ringraziamenti: perché twitter ha sempre parlato per slogan, e forse – per questo social per titolisti esperti, dove tutto si doveva mettere nero su bianco in 140 caratteri (oggi sono stati estesi) – è chiaro che la massa non ha ben ingranato: album fotografici? Non è questa la funzione. Lenzuoli di dichiarazioni? Nemmeno l’ombra. Solo un botta e risposta degno di WhatsApp, ma senza il fremito della presa diretta. E così la società di Jack Dorsey ha registrato un rosso di 137 milioni di dollari nel secondo trimestre dello scorso anno, e uno stallo degli utenti, fermi a 304 milioni. Cade così, senza troppi strappi di capelli, la prima pietra di un’epoca? Quale sarà il cinguettio del futuro, del passerotto che forse andrà via con le piume che conosciamo? (MB)