21 settembre 2015

Persone sì, ma pure idee!

 
L'opera di proselitismo di Papa Francesco continua, stavolta da uno dei Paesi più rivoluzionari (e rivoluzionati) dell'ultimo secolo. In pole position? L'idea che non si debbano "servire" idee, ma esseri umani

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A chi pensa sia impossibile paragonare Francesco a Fidel Castro, basti sapere che in entrambi i casi tutti e due i personaggi hanno fatto comizi, nonostante quelli del Pontefice siano letti – superficialmente – in chiave spirituale.
Stavolta Che Guevara è a fianco del palco del Papa, e Francesco non ha perso occasione per puntare tutto sul politico, con le parole del predicatore, s’intende. E ha dato la lezione de “Gli ultimi saranno i primi”: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti», dice il Pontefice, citando il Vangelo secondo Marco.
Una stoccata al regime eterno di Castro, che non si vede, e un colpo al futuro: chissà che succederà a Cuba ora che le frontiere con la sanguinaria America – come se la Chiesa Cattolica non fosse stata da meno – sono state allentate. 
Ecco dunque che ai cubani è rivolto l’appello di non cedere alla seduzione, e dunque al consumismo: una bella lezione di ideologia comunista, verrebbe da dire – ma di ideologie qui non si deve parlare – e allora ecco che spunta un “sacrificare l’io per il noi” e “servire il prossimo e non le idee”. 
E ovviamente il grande predicatore, con il suo discorso, è più che convincente, perché tocca i nervi di un Paese parlando un po’ per cartoline: «Il popolo di Cuba [e di Dio, ovviamente] è un popolo che ama la festa, l’amicizia, le cose belle. Vi invito a prendervi cura di questa vocazione, di questi doni che Dio vi ha regalato e a servire la fragilità dei vostri fratelli. Non trascurateli a causa di progetti che possono apparire seducenti, ma che si disinteressano del volto di chi vi sta accanto». 
Il pensiero, insomma, è che la caduta dell’embargo non resti solo a livello politico, ma soprattutto che non porti l’isola ad omologarsi, e che la popolazione possa beneficiarne anche a livello umano. E di uguaglianza.
Un po’ come lui, grande showman, che intravisto nel giro tra la folla un sacerdote argentino suo conoscente, lo ha invitato a concelebrare sull’altare. Democratico, caritatevole, umile, ultimo Papa umano? Certo, secondo la pubblica opinione. Ma ancora una volta un uomo potente, che vuole rompere la distanza tra Chiesa e popolo, aggiungere “pathos” alla fede. Conquistare. Con quelle ideologie e quella seduzione – solo in apparenza più blanda e “buona” – che l’America eserciterà (nonostante lo faccia già da anni) nei confronti di Cuba. (MB)

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