Ci sarà un bel lavoro per il Ministero dei Beni Culturali, Turismo e delle periferie. Franceschini, più volte, aveva dichiarato – specialmente nel momento del passaggio della riforma – della necessità di riqualificazione delle aree “limite”. In questi giorni a Tor Sapienza sembra di vivere in una banlieu parigina, dove la popolazione se l’è presa con le forze dell’ordine, esasperata dalla presenza di immigrati. Che dal canto loro hanno risposto incendiando cassonetti e alimentando scontri. Un Paese civile insomma, sull’orlo di una xenofobia alimentata anche dalle (e sono parecchie) “dimenticanze” dello stato.
Altro scenario, Milano, stessa scena. Stavolta però si è in un circolo PD dell’estrema periferia sud, al Corvetto, dove qui l’immigrato è sinonimo di occupazione delle case popolari. Sono infatti iniziati gli sgomberi, e un gruppo di antagonisti – in risposta – è entrato mascherato di nero nella sede del circolo imbrattando muri di vernice, distruggendo l’arrendo e spintonando i presenti, inquilini regolari per lo più anziani, contro le pareti e lanciando fumogeni.
Torniamo a Roma, dove un centinaio di studenti si è scontrato con la polizia per la contestazione della conferenza del Presidente della BCE (Banca Centrale Europea) Mario Draghi all’Università Roma Tre. Secondo alcuni tweet di Ateneinrivolta uno studente è stato colpito con una manganellata riportando una ferita alla testa. Che in Italia oltre ai problemi economici vi fosse una forte componente di disagio sociale ce ne eravamo accorti da un pezzo, noi cittadini comuni almeno. Che fare? Assumere un nuovo ruolo, cambiare prospettiva, includere e non emarginare. Domandare. E forse rivedere anche le concezioni del portare “arte” in luoghi difficili, come spesso si è sentito ripetere in slogan politici. Resta un problema, insomma, da risolvere dal basso con il dialogo. Utopia o scolarizzazione di ogni ordine e grado.