Categorie: Il fatto

Porno, pop e protesta. | Che affare!

di - 7 Febbraio 2017
Che valore “informativo” hanno la protesta contro Trump (in linea generale), la nudità e il porno, e l’arte pop? Forse poco, se si escludono i riferimenti alla prima categoria, ma qualcosa in comune ce l’hanno eccome: sono le più cliccate del web, anche quando si parla di art-world.
Lo dice chiaro e tondo Artnet, la rivista online che – oltre a stilare i 300 artisti più cercati dell’ultimo mese sui propri canali, fa il sondaggio della notizia più appetitosa.
E indovinate chi c’è ai primissimi posti? Certo, Shepard Fairey con la sua donna musulmana avvolta nella bandiera americana, simbolo della protesta contro il Neo Presidente, firmata da colui che aveva dato ad Obama la sua immagine più diffusa nei primi tempi della sua presidenza, con il mitico “Yes, we can”.
Al secondo? Banksy. E al terzo? Warhol. E poi i fotografi erotici Michael Dweck, Joch Sturges, Nobuyoshi Araki e David Hamilton, intervallati da Picasso.
E poi ci sono dei “casi”. Per esempio Ed Ruscha, che ha scalato la classifica di 49 posti, dall’85esimo al 36esimo. Perché? Forse perché la star di Hollywood Leonardo DiCaprio ha acquistato un’opera da 125mila dell’artista di Los Angeles a un’asta di beneficenza.
Altro che avanguardi armata, insomma, qui a parte un filo di street art siamo ben lontani da quel contemporaneo “spinto” che aleggia spesso anche nelle nostre gallerie, nei nostri musei, e anche sulle pagine delle riviste di settore.
Certo, Artnet è pop, ma è probabilmente anche specchio di quello che il grande pubblico cerca: Keith Haring, Robert Mapplethorpe, Nan Goldin, Helmut Newton, Jean-Michel Basquiat, Marc Chagall, Victor Vasarely, David Hockney, Roy Lichtenstein, Yayoi Kusama e solo scendendo ai trentesimi si incontrano Damien Hirst, Francesca Woodman e Gerhard Richter.
Ah, e poi c’è un’altra cosa: gli italiani su 300? Sono 3. Gio Ponti, molto oltre dopo il 100esimo posto; Maurizio Cattelan, in 200esima posizione tonda tonda, e Marino Marini, al 296esimo posto. Insomma, che ve lo diciamo a fare? (MB)

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