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Muri e filo spinato. E un campo di concentramento. Non sarà così? Ma chi vogliamo prendere in giro? L’immagine annunciata dal premier ungherese Orban, è esattamente quella. Basta “stranieri” sul suolo nazionale; basta migranti in giro per il Paese; basta, basta, basta con questa libertà. Tutti al confine dunque, con la Serbia, perché delle quote obbligatorie imposte dall’Europa il Paese dell’Est se ne sbatte, e anzi vuole tutelarsi da uomini, donne e bambini in fuga e anche in transito dall’Ungheria.
“I migranti dovranno aspettare la risposta alla loro domanda in un solo luogo appositamente scelto per loro; i container potranno ospitare 200-300 persone”, ha annunciato il vice-premier Janos Lazar. Non un ghetto qualsiasi, ma una vera e propria somiglianza con Auschwitz, qualche centinaio di chilometri a nord, sorvegliato 24 ore dalla polizia, e in cui verranno spediti anche i clandestini sorpresi a vagare per il Paese.
Bella idea per l’Europa unita. Ah no, pardon, perché l’Ungheria l’euro ancora non ce l’ha, e allora forse può permettersi anche di lasciare fuori i clandestini, e di continuare con il regime.
Dire quel che ne pensiamo noi è scontato; forse dovrebbe pensarci quell’Europa che oggi più che mai è un colabrodo che pare non trattenere sentimenti razzisti, xenofobi e poco concilianti, come i “fratelli” degli Stati Uniti. Ma poi, fratelli di chi? Sarà lo stesso pensiero dell’Ungheria nei confronti dei migranti, no? (MB)