19 maggio 2015

Quote migranti

 

di

L’Europa ha litigato abbastanza per le quote latte. Ma lì non c’erano di mezzo vite umane, l’attuale stallo sulle quote migranti (e già la locuzione mette un po’ i brividi) è cosa ben più seria. 
L’Italia porta a casa una vittoria, o una mezza vittoria. Avrà il comando della missione navale EuNavFor Med, ha twittato Federica Mogherini, con un budget di 11,82 milioni di euro per i primi due mesi, ma non è chiaro il vero esito di questa missione che di mesi ne dovrebbe durare 12. Nel senso che sì, per ora è chiaro il pattugliamento antiscafisti sulle coste soprattutto libiche, missione che prevede una risoluzione Onu per definire l’azione di intelligence che prima individui i trafficanti e poi proceda all’eliminazione o al sequestro dei barconi, a seconda se sono a riva o a largo. Ma oltre la missione antiscafisti, che comunque deve essere approvata definitivamente dai vertici dei 28 Paesi della Ue a fine giugno, resta il nodo grosso degli sbarchi. Quello che in sostanza l’Italia ha chiesto, dopo l’ultima tragedia di aprile scorso, e cioè che ogni Paese della Ue si facesse carico di una quota migranti. E qui non è più chiaro niente. 
La Francia si sta tirando indietro, probabilmente per non infastidire troppo la destra xenofoba di Marine Le Pen. E di gatte da pelare, quanto a immigrati, ce ne ha parecchie, come dimostra la protesta in atto in queste ore nella banlieue parigina dopo l’assoluzione di due agenti coinvolti nella morte di due ragazzi, sempre nella banlieue, dieci anni fa. Dopo la Francia e la Gran Bretagna, che con il ministro dell’Interno Theresa May si era già tirata indietro, proponendo con humor very british l’istituzione di siti d’accoglienza “sicuri” nel Mediterraneo del Nord, a dire no o nisba, ci sono ora anche la Spagna, l’Ungheria e la Polonia, anche loro poco sensibili al dramma che si consuma nel Mediterraneo e a riprova che una divisione dell’Europa in due blocchi: del sud e del nord, più disponibile la prima e meno accogliente la seconda, non funziona. 
E allora, quale è il senso e il seguito della missione affidata all’Italia con a capo l’ammiraglio Enrico Credendino? Dopo le azioni antiscafisti, che succede ai migranti e a quelli che sono riconosciuti come rifugiati politici? 
L’Europa, il vecchio Continente, quello che dovrebbe unirsi non tanto di nome e di fatto sulla moneta, ma sulle «eredità culturali, religiose e umaniste» come recita la sua  Costituzione, rischia di comportarsi come il cinico Sud Est asiatico dove la Thailandia, l’Indonesia e la Malesia si rimpallano a suon di respingimenti i migranti Rohingya, la minoranza musulmana perseguitata che prova a scappare da Myanmar a maggioranza buddista. Anche qui a sfamare i migranti è gente comune, noi abbiamo Lampedusa, che in questi anni ha dato prova di generosa solidarietà. Ma l’Europa sembra fermarsi lì.  

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui