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Domenica 4 dicembre: Senad Lulic, giocatore della Lazio, dice che Antonio Rudiger (avversario della Roma) “fino a poco tempo fa vedeva calzini per le strade di Stoccarda e ora fa il fenomeno”. Lulic viene tacciato di razzismo ed è costretto a scusarsi. Lunedì 5 dicembre: al referendum vince l’Italia del No. Qualche analista politico scrive che il No ha trionfato soprattutto al Sud (cosa vera). Ma l’osservazione non è gradita e viene tacciata di razzismo: un Sì evoluto, che si è affermato soprattutto nel Centro-Nord, si opporrebbe a un No retrogrado, indentificato con il Sud. Ieri, nel quartiere romano più che popolare di San Basilio, una discreta folla ha preso le difese di un cittadino italiano disoccupato che occupava abusivamente una casa assegnata in realtà a una famiglia marocchina che sta in Italia da cinque anni. “Fuori i negri, tornate sui gommoni”, è una delle tante frasi che rimbalzano nello scontro. E il quartiere di San Basilio è tacciato di razzismo.
Il razzismo, o quello che viene interpretato come tale, sbuca fuori nei contesti più diversi, anche laddove è in atto una guerra tra poveri. Tutti casi critici che, a parte il derby Lazio-Roma, dove la frase del giocatore laziale quasi scompare rispetto agli scontri tra tifoserie avversarie e le tensioni pre partita, raccontano di un’Italia divisa in due: poveri contro ricchi (l’odiata casta che eccede il privilegio politico), ma anche poveri contro poveri e poveri contro immigrati, che l’attuale clima politico certo non aiuta a risanare.
Il razzismo è una delle varie spiagge dove naufraga quello che dovrebbe essere il senso di appartenenza, un sentimento di coesione – nazionale, se la parola non rischiasse di suonare vuota – che tiene insieme un popolo. E che oggi, in un’Italia a rischio di povertà per un quarto della popolazione, è sempre più difficile rintracciare.
Gli abitanti di San Basilio hanno spiegato che non ce l’hanno contro i marocchini, che comunque hanno dovuto rinunciare alla casa, ma che intendevano tutelare gli italiani, i diritti degli italiani, contro gli stranieri, di qualunque provenienza siano e qualunque colore della pelle abbiano. E forse hanno anche ragione, non sono razzisti, solo molto poveri e disperati. Che la classe politica, quella che dovrebbe avere la statura per governarci, di cui anche Papa Bergoglio ha lamentato l’assenza in un’intervista sempre di ieri, non riesce a capire e a intercettarne i bisogni.
Anche, e forse soprattutto per questo, la maggioranza degli italiani ha votato No al referendum del 4 dicembre. Come la maggioranza degli americani ha eletto (non votato) Trump, come molti francesi voteranno Marine Le Pen alle prossime elezioni politiche.
Allora forse il razzismo non c’entra. C’entra, invece, una società, in Europa come Oltreoceano, che vive una crisi epocale di cui i governi non si accorgono. O non sono capaci di accorgersene.