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All’Olympia di Parigi, la più importante music hall della Francia, sono entrati anche alcuni genitori. Hanno perso i loro figli tre mesi fa, al Bataclan, sotto i colpi dei terroristi che hanno iniziato a sparare sulle note sparate del gruppo Eagles of Death Metal.
C’erano psicologi, e c’era tanta polizia schierata ieri sera. Ma la verità è che la gioia di ricominciare non sta nella pelle, ed è contagiosa. E anche quando la band chiede un po’ di silenzio in omaggio a quelli che dal Bataclan non sono usciti vivi la folla non si contiene.
Inebriata, sicuramente con poca voglia di intristirsi. Forse a ragione, forse a torto. Certo è che, anche questa esibizione, potrebbe entrare a far parte della storia della Capitale francese. Sì, d’accordo, forse una storia minore, una storia di risveglio, una storia senza morte – finalmente – ma solo con la felicità di riprendersi in mano la vita. Uno show dall’alto valore simbolico, con l’edificio blindato (ma la colpa di certo non era del metal, nemmeno al Bataclan) e un’atmosfera surreale.
Ancora troppo presto per cantare, ballare, alzare il gomito? Ma chi ha detto che tutto questo faccia rima con “dimenticare”? L’esorcismo più forte per combattere la paura, forse, sta proprio nel riconoscerla e affrontarla combattendo con le proprie armi, la propria cultura. Lo ha detto anche il frontman del gruppo, Jesse Hughes, certamente meno metaforico e più balistico, da bravo statunitense. Noi preferiamo invece pensare che la nuova storia di Parigi – e forse dell’Occidente – ricominci con in mano le bacchette di una batteria o una chitarra elettrica, e in gola la voglia di urlare. (MB)