05 aprile 2017

San Pietroburgo, Siria

 
Cos'hanno in comune i due attentati? Forse nulla, forse tanto. Certamente i morti considerati di serie B. Saranno bambini, saranno civili, li avrà ammazzati qualcuno piuttosto che un altro, ma valgono meno delle vite americane ed europee, giusto?

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Pare che l’attentatore della metropolitana di San Pietroburgo, abbia avuto dei collegamenti con la Siria. Come, con chi, e perché, è da chiarire. Certo che è una bella casualità che, il giorno seguente ad un attentato in Russia, si compia un raid aereo sconvolgente sui “ribelli” contro il governo di Assad. 
Se sarà come ipotesi (e fatti) vogliono sarà considerato un crimine di guerra, perché ha colpito con armi chimiche vietate dalle legislazioni internazionali. Ma poi, ci chiediamo, dov’è la legislazione internazionale che lascia interi Paesi in fiamme? 
E ancora: non è un attentato in metropolitana un crimine di guerra? O forse un delitto politico, chiamatelo come vi pare, ma fatto sta che uccide civili innocenti come quelli che i raid aerei colpiscono sul territorio di dominio di Damasco. 
Ma sarà stato davvero Assad, o sarà stato qualcuno che lo vuole far passare come il mostro genocida, che vuole semplicemente surclassarlo per mettere le mani sulle pedine siriane?
La comunità internazionale, si legge sui media, condanna con fermezza l’accaduto. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha puntato il dito proprio contro il regime di Bashar al-Assad: “Noi europei crediamo che le responsabilità abbiano rilevanza, quindi chi ha commesso crimini di guerra deve essere chiamato a risponderne”.
Idem chi li commette in metropolitana, più che altro per scoprirne i mandanti. E gli obiettivi primari. Visto che, in tutti i modi, i morti di Siria e Russia ormai si danno per scontati. Ci sono e basta. Armi chimiche o kamikaze, insomma, quel che è fatto è fatto, e onor del vero sembra contare ben poco: ennessimi episodi di (stra)ordinaria folle storia. (MB)
 

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