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A Ferrara è stato un giorno rivoluzionario, se non altro per la presenza congiunta di tre Ministri. All’appello ci sono Dario Franceschini, i suoi colleghi dell’Istruzione e della Difesa, Stefania Giannini e Roberta Pinotti, insieme al sottosegretario dell’Interno Bocci, ai direttori dell’Agenzia del Demanio e delle Entrate, dal governatore Bonaccini e dal sindaco della città. E che si è fatto nella piccola provincia, ai margini dell’Emilia? Probabilmente se la cosa funzionerà sarà un traguardo per tutta l’Italia e le sue città, perché si è messo in atto un piano unitario per valorizzare e razionalizzare i beni pubblici di particolare pregio situati nel centro storico della città: 13 palazzi di proprietà dei diversi dicasteri, da una porzione dell’aeroporto alla Caserme Bevilacqua e Caneva, un ex convento, un teatro, l’area della stazione ferroviaria, e così via.
Un accordo storico, tra Stato, Regione Emilia Romagna, Comune, Demanio e Agenzia delle Entrate, unite per la semplificazione e per riconvertire queste aree.
«Sono certo diventerà un modello da esportare in altre città italiane per garantire un rapporto intelligente e virtuoso tra le diverse amministrazioni dello Stato e superare quel ginepraio di competenze con cui si devono confrontare quotidianamente i sindaci e gli amministratori locali». Il punto di partenza dell’operazione era stato l’inserimento dell’intero centro urbano cittadino tra i siti Unesco, avviato proprio dall’allora assessore alla Cultura locale Franceschini, esattamente vent’anni fa. Tra un anno la prima verifica. Ora andranno trovati fondi, messi a punto bandi, ma qualcosa di buono potrebbe venirne fuori, anche per i buoni pregressi di Ferrara. E per le altre? (MB)