16 maggio 2015

Sorpresa Tory e orgoglio gay

 

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E chi se l’aspettava che proprio i Tories, i conservatori, fossero più a sinistra del re? In realtà, solo coerenti con le idee liberal che incarnano (ma loro per davvero). A farla breve, il nuovo parlamento britannico che esce dalle recenti elezioni, vinte a mani basse da Cameron, è il più open minded che ci sia al mondo, almeno per quanto riguarda la sessualità e la sua non discriminazione. A sedere sugli scranni di Westminster, infatti, sono 32 deputati dichiaratamente omosessuali, tra lesbiche e gay. Una quota complessiva del 5 per cento dell’intero parlamento, che sembra rispettare quasi per intero la quota di LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender), data tra il 5 e il 7 per cento (ma non sarà una stima per difetto?) presente in tutto il Regno Unito. Vero è che parlare di quote in questi casi, non è la formula più felice. Dà sempre un’idea di riserva indiana, di minoranze da difendere e anche un po’ di fiori all’occhiello da sfoggiare. Ma prima che si trovi un’espressione linguistica più idonea, resta il significativo passo avanti fatto dai Tories per avvicinarsi quanto più possibile alla società civile.    
Del resto Cameron è stato il primo premier britannico a legittimare due anni fa il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Applausi, insomma, per il suo operato che ha scavalcato quanto fatto dal più “moderno”, e soprattutto labour, Tony Blair e lontano anni luce dalle posizioni prese, a suo tempo, da Mrs. Thatcher, di cui si ricorda il compassionevole incoraggiamento, con tanto di pacca sulla spalla, al deputato Matthew Parris allorché questi le confessò di essere gay. 
Una lezione per tutti, insomma, per la democratica Francia che nel suo parlamento non conta più dello 0,3 di deputati omosessuali e della civile Germania, che raggiunge appena il 1,7  Da noi? Le quote non sono state ancora conteggiate. In compenso però oggi, accanto alla notizia della svolta di Cameron, campeggia la dichiarazione di Felice Belloli, presidente della Lega Nazionale Dilettanti che, in sede di Consiglio, cerca di convincere i collaboratori a «non dare più soldi a queste quattro lesbiche», che sarebbero le giocatrici di pallone della squadra femminile.  Senza se e senza ma. 
La solita figura da peracottari, insomma, per non dire di peggio. Subito smentita (e ti pareva!), poi condannata dai vertici della FIGC, molto indignati e molto politically correct. Si sa, il mondo del calcio è abbastanza maschilista, ma anche specchio piuttosto fedele di una bella fetta del Belpase. Soprattutto non così lontano dalla nostra politica che, tra i culattoni di “Borghezio”, i “froci” di Storace, non ha mai particolarmente brillato di maturità civile.          

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