14 gennaio 2015

Sorvegliare e Punire. Ma fateci il piacere!

 
Prendiamo in prestito il celebre titolo del saggio di Michel Foucault per raccontarvi una storia che viene dai vertici britannici. E che riguarda tutti da vicino, sotto il profilo della comunicazione e della “privacy”

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Al nostro ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi una storia del genere farebbe drizzare i capelli (sic). É una storia che riguarda il potere di controllo, la sorveglianza, le cosiddette “intercettazioni”. Siamo in Inghilterra, spaventata a morte dopo i fatti parigini, e il primo Ministro Cameron lancia un appello contro i servizi di comunicazione criptati. Alzi la mano chi non usa Whatsapp o Snapchat: ecco, state usando applicazioni che presto potrebbero essere messe al bando dal Regno Unito o che forse, più semplicemente, si adopererà per metterle “in chiaro”. 
L’ansia da attentato è forte, e la paranoia che va in scena da queste parti passa per una guerra alle informazioni private tra privati cittadini, tutti ipotetici kamikaze o, tutt’al più, terroristi. 
Cameron, ormai in campagna elettorale da quasi un anno, ha deciso che il suo governo, se eletto, vieterà queste forme di chat che non lasciano segni, al contrario degli sms classici, a meno che alle agenzie di intelligence non sarà consentito un maggiore accesso ai dati trasmessi, con la relativa possibilità di archiviare le attività online delle persone, messaggi dei social compresi. 
Ora, se vi sentite minacciati dalla promessa che una proposta del genere possa prendere piede, probabilmente avete qualche problemino: gli stessi che hanno Cameron e soci per pensare che terroristi e affini si scambino informazioni libere su app di Apple o Microsoft: probabilmente era un metodo che funzionava solo per i nostri impuniti politici e per le loro igieniste dentali, impegnate in affannosi corsi in palestra o cene eleganti. Se far leggere i messaggi di whatsapp alle intelligence serve a smascherare anche questo allora ben venga! Anche perché di noi comuni mortali cosa potranno mai scoprire? Che ci lamentiamo dei nostri vicini? Che stalkeriamo i nostri innamorati? Che diciamo peste e corna dei nostri datori di lavoro? Capirai, che scandalo! E chissà che rivelazioni: roba da “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. 
Caro Cameron, è inutile che spingi sull’ossessione e la percezione del controllo, pensi davvero che la gente si senta più sicura o che abbia meno libertà d’azione se gli viene controllato il cellulare? No, perché devi sapere che qui, tra transazioni bancomat, agganci alle reti telefoniche in qualsiasi parte del mondo, servizi gps, satellitari, telecamere, radar e pure con le tessere Esselunga, chiunque dei “servizi segreti” può sapere dove, come e quando si svolge la nostra vita. «Dobbiamo forse autorizzare mezzi di comunicazione che, molto semplicemente, non è possibile leggere? La mia risposta a questa domanda è: “No, non dobbiamo”», ha detto il Premier, incalzato dal sindaco di Londra Boris Johnson, che in merito alla sicurezza post-Parigi ha dichiarato: «Io non sono interessato a questa roba delle libertà civili. Se sono una minaccia, voglio leggere le loro e-mail e ascoltare le loro chiamate». Ma fateci il piacere! Di stare zitti, almeno! (MB)

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