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02
luglio 2016
Terrorismo, oggi più vicino
Il fatto
Oggi il terrore, che sia legato al fondamentalismo islamico "internazionale", o più vicino a gruppi armati locali, tocca un po' più da vicino l'Italia. Colpa di quella che passerà alla storia come una nuova strage, nel lontano Bangladesh. Con le stesse modalità di venerdì 13 novembre
di redazione
Sono entrati in un locale frequentato da avventori internazionali, nella zona diplomatica di Dacca, in Bangladesh. E la scena di morte del Bataclan, dell’aeroporto di Bruxelles, e di Istanbul, si è ripetuta. Molotov, kalashnikov, e anche spade, e il solito grido: “Allah Akbar”.
Gli aggiornamenti sono ancora in corso, e la rivendicazione dell’Isis dietro l’angolo, ma stavolta tra gli ostaggi (e gli oltre 20 morti al momento in cui scriviamo) ci sono cittadini tricolore, e la tensione nel Belpaese – così come la “vicinanza” al fatto – è più palpabile.
Doveva evidentemente esserci in mezzo qualcuno dei nostri perché una strage in un luogo lontano potesse essere sentita, come invece solitamente non fanno rumore, e si vedano quelle dell’Africa e Boko Haram, solo per citarne una tipologia.
Il locale si chiama Holey Artisan Bakery, è a 200 metri di distanza dall’Ambasciata d’Italia e l’ambasciatore locale, Mario Palma, aveva già avvisato in serata sul fatto che non vi fosse nessuna volontà di negoziare da parte degli assalitori.
Ansar-al-islam è il nome legato allo Stato Islamico che avrebbe rivendicato l’attacco, in un Paese a stragrande maggioranza musulmana (oltre il 90 per cento), ma che in teoria ha a capo un governo laico, tenuto dalla premier Sheikh Hasina, che commentando gli oltre 50 morti per mano “islamica” dall’inizio dell’anno ha sempre parlato di responsabilità di gruppi locali. Loro, o l’Isis. Ma che ancora una volta raccontano di una distruzione della vita quotidiana. (MB)