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18
febbraio 2015
Abbiamo parlato spesso negli ultimi tempi di Torino e delle sue evidenti magagne culturali, con i musei della città in cerca di direttori, a corto di fondi, a volte abbandonati da vertici e presidenti. Ora però qualcosa si muove, ed è la prima volta in questo senso, e imprese e fondazioni non c’entrano, o meglio, non direttamente. C’entra invece il Mibact, con l’Art Bonus di Dario Franceschini, che la Giunta del capoluogo piemontese userà per favorire il mecenatismo culturale per la tutela e la conservazione del patrimonio cittadino.
Quindi? Quindi imposta al 65 per tutto il 2015 e la possibilità di versare una cifra nei limiti del 15 per cento del proprio reddito imponibile che recupererà, appunto, nel triennio successivo, un credito d’imposta pari al 65 per cento di quanto messo a disposizione.
Ma, bando alle questioni tecniche anche se non meno importanti, quel che conta è che il refrain dell’arte come valore strategico per la crescita sociale ed economica di un territorio, stavolta sembra essere incentivato sul serio.
Cosa verrà messo a restauro? Per esempio il Tempio della Gran Madre, l’Ex Cimitero San Pietro in Vincoli, le Biblioteche civiche torinesi, l’Archivio Storico della città, e i donors potranno scegliere su quali destinare prioritariamente i propri fondi. Un crowdfunding in senso lato, se vogliamo definirlo in altra maniera. Che speriamo possa far ripartire Torino, magari anche orientando (in futuro, non abbiamo tutte queste pretese!) le aree di intervento un poco più vicino alla contemporaneità. Pensate a cosa succederebbe se ogni città italiana adottasse questa possibilità “politica”. Forse sarebbe più semplice per tutte le provincie arrivare a un’altra iniziativa promossa dall’ipercinetico Franceschini: diventare capitali annuali della cultura. Magari.