Il buon senso non è di questo mondo evidentemente, e a costo di continuare ad apparire retrogradi e reazionari, facciamo un appello alla sensibilità comune, o almeno a quella che è rimasta. Per cosa non sappiamo, anzi un po’ si: un appello a vivere la vostra vita, e non quella “social”.
De Dominicis diceva che la gente avrebbe fatto bene, anziché abbonarsi alle enciclopedie, ad abbonarsi alle Ferrovie e ad andare a vedere le opere di persona. Più o meno, metaforicamente, il messaggio è questo.
Se forse si desse meno importanza alla piazza virtuale, forse, si potrebbe anche evitare di conoscere l’orrore tra le tendine blu del social network.
Tutti impietriti dall’uomo (un ragazzetto, visto che aveva 20 anni) che in Thailandia ha ucciso la figlia e poi si è impiccato, trasmettendo il tutto su facebook, in quattro minuti. Anche la compagna pare abbia scoperto cos’era successo navigando sul social network.
Abbiamo parlato e straparlato di Mark Zuckerberg, delle sue prodezze, della sua voglia di “aumentare realtà” per collegare amici e parenti: evidentemente anche questa è strategia, giusto? Facebook è riuscito nell’impresa di mostrare a una madre quello che il padre ha fatto con la propria figlia. Un bel traguardo! Anche per tutti coloro che, per un giorno intero, pare abbiano potuto vedere la bella documentazione.
Qui non si tratta di fake news, in effetti, è “Cronaca Vera”. Ditelo anche a Google che ha modificato il suo algoritmo per privilegiare pagine web “di qualità”, assegnando un peso maggiore a fonti considerate autorevoli e tenendo sempre più conto delle segnalazioni “umane” sui contenuti inappropriati. Evidentemente, e torniamo a Facebook, gli utenti che hanno visto il video non erano umani, ma sono stati 258mila. E tra le 24 ore dalla “diretta” al momento della rimozione il video è stato anche ripubblicato su YouTube, dove ha raggiunto alcune migliaia di visualizzazioni prima della rimozione avvenuta su segnalazione della BBC.
Cos’abbia voluto dire il giovane al mondo, con un atto del genere, non ci è dato saperlo. Pare sia stata l’accecante gelosia. Ma una volta i panni sporchi non si lavavano in famiglia? Ancora una volta viene in mente Umberto Eco il suo discorso sui “cretini” nemmeno troppo virtuali a cui i social permettono di dare voce. Ecco: non sentitevi in colpa se non avete la benché minima voglia di vedere le loro storie, di leggere i loro “post”, di starli ad ascoltare e di dover parlare dei loro omicidi. Perché un orrendo video di morte in diretta non accrescerà di nulla il nostro sapere rispetto al torbido del mondo, né tantomeno aiuterà a risolvere una serie di psicopatologie contemporanee fatte di manie di controllo, e di “ordine di apparizione”. (MB)