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16
aprile 2016
Dopo anni di voci, ieri è arrivata l’ufficializzazione: la regione autonoma del Kurdistan iracheno avrà un nuovo museo d’arte dedicato non solo agli artisti locali, ma anche alla storia e alla cultura. Il centro è progettato niente meno che da Daniel Libeskind, e sarà costruito nella capitale di Erbil, nel nord dell’Iraq e l’architetto ha presentato i piani alla conferenza Bloomberg Businessweek Design a San Francisco.
Lo studio di progettazione collaborerà con il governo curdo e la società RWF per “condividere la storia del popolo curdo con il mondo, e ispirare un dialogo aperto per le generazioni future all’interno del Kurdistan”.
Magari! Vuoi davvero che in una zona difficile come questa sia davvero possibile ritentare il tutto e per tutto della civiltà con un nuovo emblematico museo, dopo attentati, paura e stragi? I quattro edifici del museo rappresenteranno le regioni della Turchia, la Siria, l’Iran e l’Iraq, Paesi dove le persone di etnia curda sono sparse.
Tra i vari “frammenti” che l’architettura simboleggerà, ce ne sarà anche uno dedicato al tentativo di genocidio dei curdi da parte delle forze di Saddam Hussein, ma ci sono problemi – appunto – di non poco conto.
Come poter alzare i muri della civiltà in una nazione spaccata dalla guerra? Come far sì che le risorse del governo del Kurdistan, che vanno verso progetti di ricostruzione molto più urgenti ogni volta che la situazione si stabilizza, possano permettersi di sforare in un progetto, diciamolo, per l’umanità? Per ora si proverà con il crowdfunding, per non cancellare del tutto una nuova utopia. Che i più scettici giudicheranno un’impresa inutile e onerosa e che arrichirà pochi. Per ora, forse. (MB)