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Il Myanmar ha un nuovo presidente: è il consigliere del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, Htin Kyaw, 70 anni, designato dalla Lega nazionale per la democrazia, il partito della stessa Suu Kyi (risultata ineleggibile per la sua doppia residenza all’estero).
Ed è proprio merito della donna se il suo “uomo di fiducia” ha preso il suo posto, braccio destro della figura che ha tenuto in scacco i militari per due decenni, dagli arresti domiciliari. Compagno di università a Oxford, è anche stato il suo autista. E, come in tutte le storie di potere e dolore, al momento della proclamazione di Kyan, Aung non ha proferito parola, ma si è limitata a sorridere e ad applaudire. «Che sia una vittoria del popolo e della democrazia», sono state le prime parole del neo presidente, che sarà affiancato da un vice che, invece, viene dall’esercito.
Quel che è vero è che, nel nuovo futuro della Birmania, Kyan sarà non solo l’uomo-chiave, ma anche l’uomo-ombra: il “fantasma” ingombrante che guiderà il Paese sarà ovviamente Aung San Suu Kyi. Strane dinamiche di una dittatura che scompare, ma che si serve di una “intracciabilità” per il nuovo futuro. Un angolo ancora buio, sperando che possa cambiare un po’ il futuro. (MB)