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La nomina di Vincenzo Trione al Paglione Italia ha un paio di cose che non vanno, non si tratta ovviamente di critiche alla persona e alla figura professionale.
Il punto è nell’inadeguatezza, in un curriculum non pertinente in una carriera del genere.
Trione è un apprezzato teorico dell’arte, capace – come dimostra anche nel suo ultimo libro Effetto città – di uno sguardo acuto sulle connessioni tra l’arte e l’architettura e, più in generale in grado di costruire un orizzonte critico di queste.
Ma non è un curatore. Tutto qui.
Quello che poi non torna è come mai Dario Franceschini abbia impiegato tanto tempo, arrecando un probabile danno a qualunque curatore avesse chiamato e agli artisti da lui convocati, per arrivare a una nomina del genere. Di cui, guarda caso, si mormorava già due anni fa quando poi ebbe la meglio Bartolomeo Pietromarchi.
Qual è il criterio, insomma, per cui un Ministro chiede a curatori di comprovato e pertinente curriculum, attualmente impegnati nella direzione di un museo di fare un progetto, dando per giunta delle indicazioni: dai 2 ai 4 artisti, quando anche l’Italia dovrebbe avere la capacità di investire in uno solo, come fa la maggior parte dei Paesi stranieri, e poi affiancare ai suddetti curatori altre figure professionali, scegliendo alla fine tra queste.
Qual è il marchingegno? E chi lo sa forse l’unica ragione, come già si dice in giro, consiste nel fatto che in Italia, a differenza della maggior parte degli altri Paesi, il curriculum è un optional.
E contano invece altre cose.
Auguri e buon lavoro a Vincenzo Trione.
Ho letto oggi l’articolo di Dario Pappalardo sulla Repubblica, interessante l’idea del neo curatore di rendere dinamico il Padiglione Italia un “workshop permanente” da maggio a novembre.
La politica sguazza in un sistema dell’arte dove NESSUNO è stato capace o ha voluto , in questi ultimi 20 anni, fare le differenze tra le opere; e quindi di appassionare e interessare un pubblico minimamente vasto: senza pubblico, senza scale critiche e valoriali, la politica fa quello che vuole. E quindi la nomina di Trione è perfetta. Esprime perfettamente la scena italiana.
Che fare? In questi sei anni, in mezzo a difficoltà e ostracismo, il blog whitehouse ha lavorato su tre punti, spesso fusi e sovrapposti:
-divulgazione/education per colmare il gap tra arte contemporanea e pubblico
– stimolare la critica d’arte per tentare di argomentare le differenze tra le opere. E quindi capire quale valore oggi per l’opera d’arte, oltre il teatrino stanco del mercato.
– lavorare sul linguaggio. E quindi sviluppare un atteggiamento che Nicolas Bourriaud ha definito altermoderno.
Così facendo, e non è detto che sia io il migliore nel farlo, fra qualche anno, forse, avremo scelte giuste, artisti interessanti, pubblico (e quindi una politica attenta) e anche più mercato.
La nomina di Vincenzo Trione a curatore del Padiglione Italia è la dimostrazione della pochezza del sistema dell’arte italiano. Si pagano così anni di inerzia, di silenzio, di mancanza di determinazione. Il mondo dell’arte italiano dovrebbe sollevarsi, protestare con indignazione. E invece solo qualche flebile mugugno…