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25
aprile 2015
Il Presidente della Repubblica Mattarella ha invitato a non abbassare la guardia, nonostante, «Non c’è più la necessità di riconquistare i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza», dice il capo di stato.
Ma quello di cui abbiamo bisogno oggi, senza andare troppo lontano verso le guerre di religione aka “terrorismo”, è di riaffermare questi valori, nella nostra quotidianità. Perché non si perda il diritto al diritto, e perché i martiri della liberazione fascista e dell’occupazione nazista rivivano negli ideali e nei modelli di indipendenza
Già, perché se fortunatamente non abbiamo più “invasioni”, l’essere partigiani si misura nelle nostre vite contro il sopruso, l’abuso, la sopraffazione delle regole e degli impegni non rispettati dei nostri governi.
Probabilmente oggi la Liberazione, e l’indipendenza, si misura anche dalla capacità di prendersi a cuore l’altro, come settant’anni fa era lo scegliere di non arruolarsi, di proteggere un ebreo perseguitato, e forse anche di scappare. Proprio come scelgono i migranti del Nord Africa o del Medio Oriente, più felici di una possibile morte che della vita nel loro Paese.
«L’abitudine alla libertà e alla democrazia, talvolta, rischia di inaridire il modo di guardare alle istituzioni democratiche», ha ribadito Mattarella in una lunga intervista a Repubblica, con il direttore Ezio Mauro.
Qualcuno (Matteo Salvini) ha dichiarato che starà a casa e non scenderà in piazza a festeggiare un bel niente, perché convinto che la festa della Liberazione sia «un’occupazione rossa di un momento storico che fu bianco, liberale». Ecco, per una volta forse bisognerebbe davvero dimenticare i colori (senza creare falsi storici) e pensare che la libertà non ha prezzo. Senza cadere nello spot pubblicitario. (MB)