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Il suo nome è Rita Borioni, e ha avuto il ruolo di vice responsabile cultura del Pd, e per le commissioni Cultura di Camera e Senato. Classe 1965, è l’unica donna del nuovo CdA della Rai, ed è anche l’unica preparata nel campo dell’arte, come storica, e oggi è assistente per le politiche culturali, della scuola, dell’università e della ricerca del Presidente della VII Commissione Cultura del Senato. Autrice di Proteggere il Bello, su Radio 3, ha anche ideato e condotto il programma Stendhal, per RED TV.
Non basta però a fermare le polemiche: prima di tutto perché Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera (proposto dalla minoranza Dem) non è stato fatto passare dalla Commissione di Vigilanza, e in secondo luogo perché sui sette nominati 5 sono dell’area “sinistra”: Carlo Freccero, proposto da M5S e Sel, Guelfo Guelfi, Borioni, Franco Siddi per il PD, Paolo Messa, candidato dall’area centrista, mentre per il centrodestra solo Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Ora mancano altri due nomi, di pertinenza del Governo, ma la polemica è servita: la Rai, ancora una volta, è un “canale” partitico. De Bortoli, secondo Michele Gotor, della minoranza Pd «Avrebbe dato lustro al Pd, alla proposta politica del governo e alla Rai», mentre Roberto Fico, Presidente della Commissione Vigilanza, se l’è presa con Renzi: «Altro che Rai indipendente, il Premier costringe i suoi rappresentanti a votare persone che sono dentro i partiti. Il quadro è desolante: nel Cda ci sono persone che devono rispondere a un preciso intento. Renzi dice “liberiamo la Rai dai partiti”, e poi ci ritroviamo le nomine di amici di famiglia, spin doctor, assistenti di partiti». Per Freccero, invece, arrivano i complimenti per quella che è la sua figura professionale, un “patrimonio” per la televisione pubblica italiana. Dell’arte? Forse ce ne faremo ben poco, ma in Italia, guardando ai fatti, ci si potrebbe quasi accontentare. (MB)