Categorie: Il fatto

Zètema torna “società di servizi”

di - 13 Agosto 2017

Come avevamo ventilato, si è concluso la scorsa settimana con un colpo di scena l’affaire Zètema, la società municipalizzata ammiraglia del sistema culturale capitolino (860 dipendenti e 22 musei gestiti). E per la serie “Chi entra papa, esce cardinale”, l’ex ministro della Giustizia del governo Prodi, Giovanni Maria Flick, dato in pole, è uscito dalla partita. Per lui probabilmente, a ottobre, una poltrona nel costituendo board Cultura capitolino. A rimanere a bocca asciutta anche tutti i candidati dei pronostici.

Francesca Jacobone , Simonetta Lux e Remo Tagliacozzo sono, infatti, i nuovi componenti del Consiglio di Amministrazione nominati con l’ordinanza n. 130 dell’8 agosto 2017 firmata dalla Sindaca Raggi. Francesca Jacobone è stata designata Presidente del Consiglio di Amministrazione, Remo Tagliacozzo Amministratore delegato. Rivolgiamo un veloce sguardo al profilo professionale di chi impugnerà le leve gestionali.

Francesca Jacobone dal 2006 è docente di Economia dei Sistemi Produttivi e Complementi di Economia dei Sistemi Produttivi presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Roma Tre.

Remo Tagliacozzo , proviene dal CIRA ScpA, Centro Italiano di ricerche aerospaziali, dove ha ricoperto l’incarico di responsabile affari legali societari & corporate governance, di segretario del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea dei soci, nonché membro dell’organismo di vigilanza ex D.lgs 231/01.

La scelta di Jacobone e Tagliacozzo – decisamente degli outsider nel settore dei beni culturali, dell’intrattenimento e del tempo libero – diviene comprensibile alla luce delle dichiarazioni di Luca Bergamo (nella foto in alto), il vice di Virginia Raggi, durante la sua diretta con i cittadini “Assessore risponde” su Facebook. «Zètema – ha dichiarato Bergamo – è una società capace di fare il lavoro, ci sono tante persone brave, ma non tutte. È stato un centro di potere, ma oggi non lo è più. Il futuro è la riconduzione di Zètema a società di servizi e non più a concentratore di progettazione culturale come era diventata nel tempo per carenze dell’amministrazione comunale e per desiderio di sottrarsi agli obblighi di trasparenza a cui è soggetta la pubblica amministrazione». Volano parole pesanti. «Sono stupito» evidentemente «la temperatura ha influito». Risponde piccato l’Ad uscente di Zètema, Albino Ruberti, rimasto sullo scranno più alto della municipalizzata capitolina della cultura per 19 lunghi anni. «I nostri atti sono visibili da sempre, lo stesso non può dirsi per alcune delle altre società del Comune. Non c’è un dato di Zètema non pubblicato» ha commentato Ruberti con Agcult. Che le parole di Bergamo non si fermeranno alle polemiche sembra abbastanza scontato. Che dalla sua affermazione secondo la quale a Zètema «(…) ci sono tante persone brave ma non tutte» possa seguire una riorganizzazione alquanto chirurgica non è un’ipotesi peregrina. Sarà spoil system? Ai posteri l’ardua sentenza. Certamente la municipalizzata capitolina della cultura dovrà adattarsi alla nuova taglia imposta dalla mission che la vuole esclusivamente come “società di servizi”.

Detto tra noi, che il Comune di Roma rivendichi la progettazione culturale e voglia tornare ad appropriarsene, non solo è legittimo, ma anche auspicabile. Certo tra il dire e il fare c’è di mezzo molto più del Tevere. E questo ennesimo impegno della giunta Raggi cade proprio quando vengono diramati alcuni dati preoccupanti sulla qualità del turismo nella Città Eterna. Roma rimane la capitale del turismo italiano con quasi 20 milioni di arrivi e 40 milioni di presenze l’anno. Ma rischia di diventare sempre di più la capitale dei turisti low cost, mordi e fuggi. Insomma di quelli che lasciano poco o niente sul territorio. Che il restyling dell’immagine di Roma nel mondo, tra il nodo spinoso del trasporto pubblico, l’incognita del decoro urbano e lo scongiurato (per poco) rischio di razionamento dell’acqua, parta proprio dal nuovo corso della programmazione di musei, mostre, concerti e spettacoli? Sarà la cultura il nuovo attrattore dei ricchi americani, asiatici e del denaroso turismo congressuale, per ora latitanti? (CBS)

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