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in fumo_ Satira dell’anarchia
in fumo
La satira vive. Anche in questo nuovo decennio. Ma le cose cambiano. Sul web, grazie a collettivi autonomi di autori attenti, si sviluppano nuovi movimenti. E in edicola c'è chi, come Il Vernacoliere, ha resistito con intelligenza al vuoto degli anni '90 e ha fatto scuola...
Fin dall’Antica Grecia la satira è stata espressione della
libertà di pensiero. Un pensiero critico, motivato, intelligente. Capace di
mettere al centro le contraddizioni della società e, soprattutto, della
politica. Nella nostra storia recente abbiamo avuto esempi rabbiosi e geniali
in edicola (Il Male, Frigidaire, Totem,
Cuore) e
televisivi (dal Pippo Chennedy Show a Tunnel, da Satyricon a Il caso Scafroglia di uno straordinario Corrado Guzzanti). Ma, dopo
gli anni ’80 e ’90, qualcosa è cambiato. Le vignette sono rimaste appannaggio
di quotidiani condotti da editori che, più o meno apertamente, hanno spinto per
il politically correct. La satira feroce è diventata così satira “allineata”. E la
televisione ha perso molti dei suoi grandi autori.
Ma c’è anche chi è sopravvissuto. Perché Il
Vernacoliere
c’era e c’è ancora. Anzi, c’è sempre stato. Il mensile satirico nato a Livorno,
tra cronache vernacolari e astuti umorismi, ha saputo parlare al suo pubblico
adeguandosi ai tempi. “Vedi, noi siamo liberi pensatori. Non abbiamo da
rispettare gli interessi di nessuno“, spiega il fondatore, nonché editore e direttore, Mario
Cardinali. “Questa”, aggiunge, “è la mentalità
dissacratoria tipica livornese mediata dall’intelligenza. Se diciamo le solite
parolacce senza riempirle di contenuti, beh, scadiamo sul livello
televisivo”.
E qui cita Oreste del Buono, grande ammiratore del Vernacoliere, che definiva la banalità la “vera
volgarità del nostro parlare quotidiano“.
Ma perché, eccetto Il Vernacoliere, le riviste di satira sono
scomparse? “Passato il momento della satira militante, c’è chi è rimasto
orfano di qualcosa”,
risponde Cardinali. “Dopo il momento d’oro, si presentano nuovi prodotti più
per restare a galla che per comunicare. La satira è diventata un business, e
ogni editore ha trovato il suo tornaconto”. Cardinali continua a pensare che
la “la
satira sia un particolare esercizio critico dell’intelligenza alimentata da una
buona dose di passione civile”. A chi dice che la satira è sparita dalle edicole,
Cardinali risponde che non è vero. “L’intellighenzia satirica di sinistra ha
il vizio di autoincensarsi. Se non ci sono loro, non esiste nessuno”. E pensare che la sinistra ha
accreditato una funzione politica al Vernacoliere. “Se identificano in noi
l’ultima bandiera, significa che si raschia il fondo del barile”.
In questo contesto si è addirittura cominciato a discutere
delle differenze ideologiche e stilistiche fra la satira di destra e quella di
sinistra. “Se una distinzione esiste è perché la destra è in grado di
‘mostricizzare’ le cose. A volte si prende troppo sul serio. Così viene passata
come satira di sinistra l’altra. Quando in realtà ritengo che la satira di
sinistra (e così probabilmente ci etichetteranno) forse neppure esiste”, commenta Roberto Corradi, direttore responsabile del Misfatto, nuovo inserto satirico che da
febbraio esce ogni domenica all’interno del Fatto Quotidiano. “Il giornale”, dice Corradi, “nasce con
l’obiettivo di andare al di là della realtà per dare spazio agli aspetti più
grotteschi di questo paese, che poi sono la maggioranza. Quello di cui vogliamo
parlare lo metteremo in pagina. E non abbiamo né ancore né collocazioni. Tutto,
poi, dipende dagli occhi di chi guarda”. Tra le firme del Misfatto ci sono, fra gli altri, Flavio
Oreglio, Bebo Storti, Dario Vergassola, Stefano Disegni e Maurizio Di Bona, il vignettista conosciuto come
The Hand. “L’arrivo del ‘Misfatto’”, spiega Di Bona, “è un ottimo segnale di vitalità
della satira”.
Allora la satira non è morta. Neppure in edicola? “Negli
ultimi anni sono stato testimone di tentativi velleitari finiti male e di tanti
buchi nell’acqua”, aggiunge. “Produrre e distribuire un giornale, oggi, ha costi
enormi. E sopravvivere in un mercato drogato e piegato alle logiche di potere
diventa una lotta. Fortunatamente c’è il web, che permette di superare molti
ostacoli”.
Il contesto politico, con distinzioni così poco nette, definite anche da
Corradi come “amalgama mellifluo“, se da una parte offre maggiori spunti, dall’altra
crea paradossi. È il caso di Alessio Spataro. L’autore catanese è passato
dalle riviste ai libri monografici satirici (Cribbio, Bertinotte, Papa Nazingher, Berluscoiti). Ma con l’uscita de La
Ministronza
(2009) si è sollevato un caso politico e una critica bipartisan. “Si voleva
creare un polemica ad arte per avere una risposta all’accusa di maschilismo nei
confronti di Berlusconi”, commenta Spataro. “La satira”, prosegue, “catalizza rabbia
e critica. Certo, non avere grossi contenitori collettivi, oggi, è un deficit.
I tentativi ci sono stati, ma esprimendo posizioni scomode non sono stati
sostenuti. Così i comici e i satirici si sparpagliano. E il pubblico non è più
abituato alla satira”. Sul dualismo fra satira di destra e sinistra, Spataro ha difficoltà
a parlare. “Forse sarò considerato radicale, ma quella di ‘destra’ non
la definirei proprio ‘satira’. Sono soltanto disegni che non fanno ridere. Non
c’è una critica dell’esistenza, ma una caricatura degli uomini politici”.
Eppure Veleno, prima inserto del quotidiano Linea e autonomamente in edicola da
gennaio in formato tabloid, era stato etichettato come una rivista di satira
della destra anarchica. “Noi proponiamo una satira a 360 gradi che non fa
riferimento a partiti. Non facciamo sconti a nessuno”, spiega il direttore (e
vignettista) Alessio Di Mauro. “Quella di ‘Veleno’ è una satira trasversale. Di
fronte alle manifestazioni contraddittorie del potere, l’autore dev’essere
capace di superare le sue posizioni. Ci hanno etichettati come autori satirici
di destra? La posizione non mi dispiace. Tradizionalmente la satira di destra
ha dimostrato sensibilità su questo tema. Penso a Longanesi e Maccari. Autori
che giudicavano la realtà per quella che era. Se siamo spiazzanti è perché si
fa fatica a definirci. Spesso il rosso e il nero propongono una lettura
condivisa dei contesti…”.
Alessandro Ruggieri è stato anche autore per Cuore, “quello di sinistra”.
E ora collabora con Veleno. “La satira più nota”, dice, “è sempre partita
dalla sinistra. E la satira di destra c’è sempre stata, ma non va certo
identificata in quella ‘nazionalpopolare’ del Bagaglino. ‘Veleno’ attacca
tutti. Non c’è questa distinzione netta. Alla fine nessuno si sente di
difendere una parte. Io che di destra non sono, beh, non saprei cosa
salvare”.
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gianluca testa
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n.
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Info: www.ilvernacoliere.com
/ www.ilmisfatto.it / www.alessiodimauro.it
[exibart]