Come ben saprai, il mercato dell’editoria a fumetti sta
attraversando molte difficoltà. Ci sono problemi legati alle vendite e alla
perdita di lettori. E su internet, prima che iniziasse l’estate, è nato un
dibattito molto acceso sui compensi degli autori. Amando la rete, sono anche
convinto che questo sia un mezzo straordinario per unirci, per esprimere la
nostra opinione. Un mezzo che permette di essere vicini nella distanza. Ma sono
altrettanto convinto che, analizzando problemi così forti e delicati su
internet, non si arriverà a una soluzione condivisa. C’è quindi bisogno di
dialogare, di discutere faccia a faccia per trovare possibili uscite. È con
questo spirito che nasce l’incontro di Lucca.
Ovviamente, non essendoci un precedente, è difficile
prevedere cosa accadrà. Cambierà qualcosa?
Una tavola rotonda come quella organizzato al Muf insieme
a Luca Boschi non risolverà certo tutti i problemi. L’appuntamento ha però il
merito di aver smosso le opinioni degli autori. Chiaramente non tutti sono
d’accordo sui punti che saranno affrontati. Ma si percepisce la voglia che
hanno di far cambiare qualcosa. Se non c’è accordo unanime sull’impostazione
dell’incontro – di tutte le critiche ricevute farò tesoro per il futuro – c’è
però la voglia di partecipare al cambiamento.
Ma ci sono anche interventi programmati…
Come quello di Ivo Milazzo, che da anni si sta sbattendo
per migliorare la legge sul diritto d’autore. E poi anche Michele Ginevra del
Centro fumetto Andrea Pazienza, che è stato capace di portare il fumetto ben
oltre i luoghi convenzionali (nella scuola e non solo). E anche quello di Pic-nic. Se sono stati invitati è perché
sono un esempio dell’altra faccia dell’editoria: quella delle autoproduzioni.
Oltre a questi, ci saranno altri contributi. L’obiettivo, comunque, è di
trovare una strada percorribile.
In che modo?
Se si creasse un’associazione o un ente capace di
coinvolgere tutti gli autori, persone capaci di farla funzionare davvero, beh,
credo che le attività di Milazzo e Ginevra potrebbero estendersi avendo alle
spalle un sostegno culturale più forte.
Si parla di professione, professionalità e diritti. Ma
alcune associazioni già esistono e c’è perfino un sindacato di settore…
In effetti c’è l’Associazione Illustratori, che già si
muove abbastanza bene. Il sindacato, poi, è l’evoluzione di un primo tentativo
di creare un’associazione di fumettisti. L’attività del Silf è importante, ma
si muove solo sul fronte politico: si prendono in mano le cause fra autori ed
editori e si sostengono le parti nelle dispute giuridiche. Complessivamente la
vedo come un’entità sconnessa. Per camminare credo abbia bisogno di un’altra
gamba, di un altro sostegno.
Quello di Lucca è il primo incontro. Ma non sarà anche
l’ultimo, vero?
Esatto. Perché ci rivedremo a Napoli Comicon. Del resto, non posso essere io a
creare questo organismo di cui si parla e di cui si sente il bisogno.
Promuovendo l’incontro desidero solo offrire nuovi stimoli per il risveglio
sociale dei grandi autori, che potrebbero dare un peso diverso a questo
movimento, attribuendogli un maggior peso culturale, sociale e politico.
Non è la prima volta che parli di “risveglio
sociale e culturale“. Sembra quasi che, se a scioperare sono gli operai, la contestazione
è riconosciuta e riconoscibile. Ma se a discutere di diritti sono i fumettisti,
nessuno li considera. Siete una categoria secondaria?
Non siamo affatto una “categoria”. Quando si
prova ad aprire una partita Iva, il commercialista non sa dove inserirci. Nella
categoria degli artigiani? Sì, a volte capita anche quello. Noi, ora, stiamo
parlando dei compensi e dei diritti sulle proprie opere. Perché spesso gli
editori cercano erroneamente di far propri i diritti che appartengono invece
all’autore. Poi ognuno fa la sua scelta: ogni decisione di pubblicare con un
editore, per ogni singolo autore è comunque insindacabile.
Come a dire che autori affermati sono contesi dalle
case editrici mentre gli esordienti pubblicherebbero anche gratis pur di farsi
conoscere?
Una volta lo pensavo. Ora non più. Ho cominciato a
conoscere grandi autori e mi sono reso conto che non è così. Neppure la loro
fama o il loro talento sono un sinonimo di tutela.
Insomma, significa che per tirare a campare anche gli
autori di fumetto devono attingere ad altre collaborazioni che portano maggior
reddito? Penso ad esempio alle illustrazioni per i quotidiani nazionali…
Assolutamente. L’autore italiano, oggi, ha due possibilità:
o lavora col mercato estero, oppure trova lavori alternativi.
Raccontaci la tua esperienza.
Vivo in Spagna. Uno Stato dove il livello dell’editoria a
fumetti è inferiore a quello italiano. Qui i fumetti non si trovano nelle
edicole. Le graphic novel sono distribuire nelle librerie specializzate.
Nonostante questo, se propongo un progetto a un editore, pur consapevole delle
vendite non esorbitanti, questo non mi dice di farlo gratis. E non si prende
neppure i diritti del volume.
Allora cosa accade?
L’editore, al limite, si propone come “agente”.
Insieme si definisce una percentuale di agenzia sulla vendita. E pensa che non
sto parlando della Francia, dove il fumetto assume un ruolo di primo piano. Qui
siamo in Spagna.
Questo è l’indirizzo da prendere?
Le possibilità sono tante. Se ne può parlare. È anche possibile
scegliere un sistema differente. Ma non si può ottenere un risultato
singolarmente.
Cosa intendi dire?
Che potevo starmene anche tranquillamente al lavoro,
seduto qua di fronte al mio bel tavolo da disegno. Lavoro con Casterman, il Giornalino, Rizzoli. E queste collaborazioni
mi permettono tranquillamente di vivere. Il problema è che da anni aspetto che
qualcuno si muova cercando di creare un’identità che possa far cambiare le
carte in gioco.
D’accordo, la partecipazione è fondamentale. Però quest’incontro
non è frutto di un’autoconvocazione. Da quando hai proposto l’incontro, sembra
che in pochi ti abbiano sostenuto. Di cosa hanno paura?
Questo dovresti chiederlo a loro. Per quel che mi riguarda,
mi son sempre mosso con forza su cose in cui credo. Ho fatto due libri sulla
mafia [Branciaccio, storie di mafia quotidiana e Per questo mi chiamo
Giovanni] e sono
andato nelle scuole a parlare di mafia. Ho registrato interviste televisive
anche in luoghi sensibili. Come a Brancaccio, ad esempio. Io non ho paura di
nulla. Se penso agli altri autori, beh, forse più che impauriti sono
sconfortati. Non per il settore in cui lavoriamo, ma per le caratteristiche di
questo Paese. Ci fanno vedere soluzioni facili e rapide. E il “sistema
pensiero” cambia. Quindi credono che con questo incontro non si risolva
nulla. E se non si risolve nulla, perché partecipare? È bene ricordare che
tutto non può cambiare da solo. Né tanto meno può cambiare in fretta.
Da quando hai lanciato l’iniziativa non te la passi
bene. è vero che hai ricevuto
pressioni e attacchi personali?
In effetti ci sono stati interventi pubblici in cui
purtroppo si coinvolge anche la sfera privata. È qualcosa che non riesco a
capire. Ci sono persone che la pensano in modo diverso da me ma che sono capaci
di un confronto onesto. Come Roberto Recchioni. Con lui abbiamo parlato per più
di un’ora. È su un’altra posizione e anziché intervenire ha espresso la sua posizione
sul suo blog. È un atteggiamento che apprezzo. Altri scartabellano cercando
cose che possano screditarmi, magari toccando anche questioni private. Forse,
di fronte a queste uscite, altri autori hanno preferito non intervenire.
Sono i terribili difetti del comicdom italiano. Ma pare
che sia i media di settore sia quelli generalisti hanno trascurato questa
iniziativa… Però sei stato tirato in ballo spesso.
È così. Spesso sono stato tirato in ballo. Ma non c’è
stato nessuno che mi abbia posto domande. E questa, a pochi giorni
dall’incontro, è la prima intervista che rilascio.
Ora c’è Lucca e Napoli è dietro l’angolo. Quale sarà il
profilo di questo secondo incontro?
Quando il Muf ha dato l’ok ho chiesto al Comicon, che ha subito offerto la massima
disponibilità. Non ho pensato a quella scadenza come a una replica
dell’incontro di Lucca. Non ci saranno eventi-fotocopia. Penso semmai a un
appuntamento da interpretare come il seguito ideale. Una sorta di
“capitolo zero” nel quale, individuati i problemi e raccolte le
opinioni, si decide il da farsi. A Napoli grandi e giovani autori si possono
unirsi in qualcosa (può essere un’associazione o qualunque altra cosa) che
possa identificarsi in un unica realtà con proprie connotazioni sociali,
culturali e anche politiche. Tutti noi, singolarmente, valiamo meno di niente.
Se saremo insieme, le cose cambieranno.
Un’ultima domanda: inizialmente l’incontro era stato
battezzato dagli utenti del web come i primi Stati generali del fumetto. Cosa non ti piaceva di questo
titolo?
Mi pareva una buffonata. Perché è un po’ come sminuire
l’incontro. Fra l’altro non è neppure appropriato chiamarlo “tavola
rotonda”. Come giustamente mi ha fatto notare Matteo Stefanelli, sarebbe
stato più opportuno organizzare un’assemblea. Ma io sono un autore, non uno che
organizza eventi. Riconosco di aver fatto degli errori e sono disponibile a
migliorare le cose per il prossimo appuntamento. Quando a Lucca lancerò la
“pietra”, sarò molto chiaro su un punto: non ci saranno altri
incontri se non ci sarà un interesse generale degli autori.
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Etruscomix
a cura di gianluca
testa
domenica 31 ottobre 2010 ore 17-20
Una tavola rotonda – Autori a confronto
Organizzata da Claudio Stassi e Luca Boschi
Museo del fumetto di Lucca
Piazza San Romano, 4 – 55100 Lucca
Info: tel./fax +39 058356326;
info@museoitalianodelfumetto.it
www.museoitalianodelfumetto.it
[exibart]
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