Come
nasce questa nuova rivista?
Nasce
da quelle cose un po’ casuali, tipo la conversazione telefonica con un amico
autore. In questo caso era Makkox, al quale parlavo della mia idea di creare
una nuova rivista. Lui mi disse “devi farla come piacerebbe a te”. Così mi è tornato in mente un progetto di almeno
dieci anni fa che, malgrado fosse molto diverso, ha dei punti in comune con
“ANIMAls”. Soprattutto quella
stessa fissazione di mescolare fumetti con altro: letteratura, articoli,
arte… unendo l’arte visiva alla narrazione. All’interno della rivista,
infatti, hanno spazio scrittori che non fanno fumetti, come Paolo Nori, Michele
Mari, Ugo Cornia, Tiziano Scarpa, Beppe Sebaste. Però c’è anche l’aspetto
visuale del disegnatore di fumetti, nel primo numero con i disegni di Lorenzo
Mattotti, molto più simili a quadri, ma anche con gli sketch degli autori
successivi.
Negli
album ci sono le immagini che i disegnatori hanno del mondo: possono essere di
viaggio, dei luoghi in cui abitano; sono, comunque, visioni della vita.
Naturalmente, da quella conversazione avvenuta un anno prima della nascita
della rivista, ci sono state altre chiacchierate con autori. Durante l’estate
ho parlato molto, in particolare – per questione anche di amicizia e logistica
– con Riccardo Mannelli e Filippo Scòzzari. È stato Scòzzari, benché sia
presente un po’ più a latere
nella rivista, a proporre il titolo. Per lui la rivista è ancora un po’ troppo
“signorina”, troppo educata, avrebbe voluto qualcosa di più ribelle.
effettivamente, poco ribelle?
Penso
che la ribellione sia nel fatto stesso di essere una rivista di fumetti e di
uscire in edicola. A parte “Linus” – che è di strisce e ha una sua storia
lunghissima – e “Blue”, di fumetto erotico, i fumetti che si trovano in edicola
sono molto più seriali. Non hanno la struttura della rivista, così come si
trovava negli anni ‘70 e ‘80, e come abbiamo pensato “ANIMAls”. Pur essendo un progetto che mi appartiene, è il
frutto di un “collettivo elastico”,
nato dalle chiacchierate con una serie di autori come Gipi, Davide Toffolo,
Paolo Bacilieri, senza i quali sapevo che la rivista non sarebbe potuta
esistere. Anche la partecipazione di autori stranieri è importante, a
cominciare da Bastien Vivès, che ho scoperto attraverso il blog di Gipi. Un
giovane autore francese premiato come nuova scoperta nel gennaio 2009, che si
può dire, quindi, sia nato quasi contemporaneamente alla rivista.
Hai
parlato di blog: quanto è importante il rapporto con questo nuovo mezzo?
È
un rapporto molto importante. Fino a qualche anno fa tendevo a sottovalutarlo,
perché internet era ancora a uno stadio acerbo. Negli anni la struttura della
rete è diventata una realtà molto più complessa. Senza essere troppo legati al
web, autonomo e diverso dalla carta, possiamo dire però che sono forme
parallele che s’incontrano puntando all’infinito. Ad esempio, per puro caso in
rete ho conosciuto Makkox. Digitando un’altra parola è saltata fuori una sua
vignetta che mi ha colpito tanto da coinvolgerlo prima per “Blue”, poi per
“ANIMAls”.
La
comunicazione, anche solo tra autori, sta diventando più interessante e veloce,
semplificata. Anche la verticalità della striscia non è aliena alla carta:
sicuramente la striscia verticale è nata per seguire lo scroll della schermata, e appartiene a questo nuovo
linguaggio, eppure la striscia verticale oggi attribuita a Gipi e usata in
maniera diversa da vari autori, tra cui Bastien Vivès o Flaviano Armentaro o
Makkox, che la trasforma quasi in un film. Ma la lettura verticale esisteva su
carta dai tempi di Raiser. Io stessa, quasi vent’anni fa, ho scritto sul
“Corriere dei Piccoli” una storia per bambini tutta a strisce verticali. Questo
solo per dire che uno scambio tra questi diversi linguaggi non è impossibile.
Chi
è il lettore di “ANIMAls”?
Pensavamo
di avere un target dai trentacinque anni in su. Anche perché abbiamo pubblicato
scrittori impegnativi e abbiamo intervistato personaggi come Paolo Poli o
Gianni Berengo Gardin. Invece, dal questionario che abbiamo fatto a settembre,
risulta che la maggior parte del pubblico ha tra i 25 e i 35 anni; una larga
fetta ha anche meno di vent’anni e pochi sono sopra i 45 anni. All’inizio
alcuni lettori sono rimasti delusi, perché si aspettavano il fumetto più classico:
l’avventura, il disegno più tradizionale. Un’altra fetta di pubblico, al
contrario, ne è stato entusiasta e si è fidelizzato.
In
effetti, abbiamo acquistato quello che veramente speravo, dei lettori che non
leggono solo fumetti – magari li leggevano da piccoli e li hanno abbandonati –
o quelli che hanno scoperto il fumetto grazie a Gipi, Spiegelman (che
intervistiamo nel prossimo numero) o anche Marjane Satrapi, autori che con
graphic novel importanti sono riusciti a trovare un pubblico nuovo e un nuovo
linguaggio. Nuovo però relativamente, considerando che Spiegelman il suo Maus
l’ha fatto oltre vent’anni fa, e
prima di lui non dimentichiamoci di Will Eisner. Insomma, tutta una serie di
autori, più o meno famosi, che hanno creato una piattaforma di lancio.
Qual
è l’ambizione della rivista?
Credo
che “ANIMAls” abbia una grande
ambizione, quella di essere – in maniera meno innovativa e rivoluzionaria –
quello che è stato “Frigidaire” ai suoi tempi. “Frigidaire” era letto da
ragazzi che condividevano le idee e la cultura della rivista, che in quel
momento era di movimento, con una presa di posizione anche ideologica. Ora i
tempi sono cambiati, ma i lettori di “ANIMAls” condividono
idee e un certo sentire culturale e politico.
Invece,
tornando al titolo, come nasce?
Per
capire l’anima della rivista bisogna leggerlo all’italiana: a-n-i-m-a-l-s:
anima e animali. Non per essere particolarmente spirituali, ma per avere questa
doppia identità. Siamo bestie in fondo, e viviamo nel mondo, raccontiamo la vita,
lo spirito delle cose reali…
L’uscita
è mensile?
Sì,
undici numeri. Per il momento abbiamo pensato di saltare il numero di agosto,
per questioni di distribuzione. I buoni risultati di vendita, tuttavia, ci
fanno pensare che si possa passare ai dodici numeri, o comunque a uno speciale
estivo. All’inizio gli edicolanti erano scettici, il momento è difficile per
l’edicola, ora invece magari si arrabbiano perché non gli diamo abbastanza
copie.
Quanto
è importante la copertina?
Cerchiamo
di conquistare un pubblico che non è un lettore puro di fumetti. La copertina
si deve vedere, ma deve anche comunicare qualcosa, lo spirito di “ANIMAls”, cerchiamo di farlo con l’aiuto di grandi autori.
In edicola, purtroppo, spesso della copertina si vede ben poco, a stento si
legge la scritta “ANIMAls”,
motivo per cui abbiamo adottato un simbolo. Il Cocopelli è una specie di
spirito guida dei pellirosse, un cantastorie che suona il flauto, legato anche
a simbologie falliche. È un dio che esprime l’energia, ed è legato alla natura
primitiva, “animals” per l’appunto, ma anche al raccontare, che poi è quello
che facciamo.
articoli
correlati
L’esordio
della rivista
a
cura di manuela de leonardis
la
rubrica in fumo è diretta da gianluca
testa
ANIMAls.
I fumetti, le storie, la vita e nient’altro
Mensile, pp. 96, ill. col., € 5
Coniglio Editore, Roma
Info: la scheda dell’editore / il
blog
[exibart]
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