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in fumo_interviste | Frigidaire is back

di - 9 Giugno 2010

Per un anno Frigidaire è uscito come inserto di Liberazione. E da questo mese è tornato in
edicola in forma autonoma. Cos’ha stimolato questo rilancio?

Negli ultimi anni, a Frigolandia, abbiamo pensato e
preparato una ripresa di Frigidaire
cercando di coinvolgere, oltre ai nomi storici, anche
giovani autori. Abbiamo scoperto l’esistenza di presenze artistiche prive di
uno spazio d’espressione. Ecco, qui a Frigidaire
si sono trovate a loro agio.

Uscire di nuovo in edicola in un momento in cui il
fumetto esplode a costo zero sul web è una scelta coraggiosa. Qual è lo sforzo
economico di Frigidaire
? E il ruolo di Liberazione?
Col quotidiano abbiamo un rapporto lineare e chiaro. Siamo
stati ospitati per un anno come inserto “sperimentale”. E da questo
mese torniamo in edicola a tre euro con venti pagine formato tabloid.
Naturalmente Frigidaire
vive esclusivamente grazie alle vendite. Non ci sono pubblicità o
finanziamenti. E secondo le nostre aspettative, superata una certa quantità di
venduto, dovremmo riuscire a pareggiare i conti. Superando una quota più alta
dovremmo invece poter contare anche su quel po’ di margine utile a pagare le
bollette…

La tiratura?
In edicola sono arrivate circa 30mila copie. Ma la
tiratura è stata leggermente superiore.

Frigidaire acquista di nuovo la sua autonomia quando altri
quotidiani presentano nuovi inserti satirici. Penso ad esempio al Misfatto
. È solo un caso?
Beh, noi non abbiamo una vocazione da inserto. Quello di
cui parli è uno spazio definito di satira inserito in un contesto serio. Noi,
con Frigidaire
,
non facciamo solo un’operazione satirica. Se alcuni quotidiani delegano alla
satira, noi ci permettiamo di essere anche pratici, oltre che satirici. E le
nostre logiche di racconto configurano il giornale.


In effetti, sfogliando il numero di giugno – il primo
di nuovo “autonomo” – si leggono articoli molto seri. E tutto è
contornato da un’ottima satira. Ma in un momento sociale e politico così
delicato, non c’è il rischio di predicare ai convertiti parlando a chi già sa?

L’idea di fare un giornale popolare di élite nasce dal
desiderio di uscire da questa specie di trappola in cui quelli che ti leggono
sono “complici”. Qualche chance di uscire da quest’aria chiusa forse
ce l’abbiamo. Perché utilizziamo semplici sistemi di racconto. E soprattutto
abbiamo un grande rigore. Con l’aiuto di qualche nuova trovata, credo si possa
riuscire a toccare nuovamente un’area di pubblico popolare che va oltre gli
steccati delle riviste a tiratura limitata.

Permettimi una provocazione: non è rischioso tornare in
edicola con lo stesso nome che negli anni ‘80 è entrato nella sfera
“mitologia” delle riviste d’arte e di fumetto? Leggendo sulla prima
pagina, poi, si scopre che quello in edicola è il numero 225. Quindi non si
rinuncia neppure alla continuità…

Frigidaire
ha vissuto vari periodi. È una storia lunga trent’anni.
Al gruppo dei fondatori, già alla metà degli ‘80 era successa un’altra
generazione di autori. Vedi, ci sono dei momenti che rimangono eternamente
impressi nella memoria. Ma Frigidaire
, nonostante questo, è andata avanti ininterrottamente
fino al 1998. Poi ha ripreso il suo cammino dal 2001 al 2003. E la metà delle
persone coinvolte in questa nuova avventura, quando Frigidaire
uscì per la prima volta, non
erano neppure nati. Una cosa è chiara: non dobbiamo conservare la memoria del Frigidaire
che fu. È molto più interessante
fare di questo spazio un laboratorio permanente, un osservatorio laterale sulla
storia della nostra società e del mondo. Conservando poi elementi di metodo
anche di fronte agli scenari che cambiano. E in un contesto come questo non
possiamo escludere le opportunità di comunicazione che passano attraverso
internet.

Ora penso alla Repubblica di Frigolandia. Se non fosse
stato per il web non avrebbe ottenuto così tanti consensi. Sei d’accordo?

Frigolandia esiste perché esiste sul web. La gente che ci
viene a trovare ci scopre proprio su internet.

È una Repubblica “autonoma” in uno stato allo
sfascio o un luogo ideale dove sentirsi protetti?

Purtroppo siamo solo una “Repubbica
immaginaria”. Ma lo spazio che accoglie le tante persone che ci vengono a
trovare è reale. D’altra parte, però, siamo anche uno spazio totalmente
immaginario. Esiste in quanto “luogo laboratorio”. Non vogliamo
essere un modello alternativo di società. Siamo semplicemente un centro di
elaborazione artistica e culturale. E sono tanti i visitatori – soprattutto
giovani – curiosi di vedere questa strana prima Repubblica Marinara di
Montagna.

Perché i giovani bussano alla porta di Frigidaire anziché andare altrove?
L’idea di trovare degli antenati con la stessa vocazione
ribelle è molto affascinante. E l’elemento di fascino principale è dato dal
fatto che Frigidaire
ha resistito negli anni in questa sua posizione di radicale alterità
rispetto al mondo. Senza considerare che nel tempo abbiamo lanciato tantissime
idee e nuove forme di comunicazione. Comprese le parodie e la dimensione del
falso: un’anti-tradizione riconosciuta.

E in questo numero di Frigidaire avete ripreso uno dei falsi
del Male

collegato al caso Ciancimino. A dimostrazione che il falso
, nonostante la sua natura,
spesso coglie nel segno?

Esatto. Anche perché, in questo mondo, ci sono molti fatti
che non si possono raccontare se non in modo paradossale. E il racconto
parodistico può essere l’unico modo di raccontare il vero. Così i nostri
giornali possono essere falsi
, ma non bugiardi.

Anche Il Male potrebbe tornare in edicola?
È un’idea molto vaga. Rispetto a Frigidaire
, Il Male è molto più legato a una certa
stagione. Alla fine degli anni ‘70 la satira aveva una forza particolare. Ma
alcuni moduli di racconto, di interferenza o parodia, beh, li abbiamo sempre
conservati. Staremo a vedere. In un passato più recente abbiamo sperimentato
con la parodia de L’Unità
. Non è detto che non si ripetano di nuovo giochi di
questo tipo.

A proposito de L’Unità: quando è stata oggetto della
satira di Boxer
, la rivista è stata censurata. Significa che, più del problema
della libertà di stampa comunemente intesa, è più forte il vincolo imposto
dagli editori?

Questo vincolo è fortissimo per tutti quelli che si
affidano a editori esterni. Detto questo, abbiamo la fortuna di essere editori
di noi stessi. Ci possiamo “autocondizionare”, ma questo
fortunatamente non accade. Quello con Liberazione
, poi, è un buon rapporto basato
su un accordo scritto che ci garantisce la piena e totale autonomia.


Hai parlato di “vocazione ribelle
“. Ecco, nell’editoriale
di apertura di Frigidaire
sembri criticare le firme storiche della rivista, che
hanno preferito la comoda poltrona al campo di battaglia. È un’interpretazione
corretta?

È quello che penso. In particolare ho parlato del gruppo
dei fondatori. Due dei quali, Stefano Tamburini e Andrea Pazienza, purtroppo
sono morti. Fortunatamente io sono ancora vivo. E come me Filippo Scòzzari, Tanino
Liberatore e Massimo Mattioli.

Parlaci di loro.
Liberatori, già negli anni ‘80 e dopo la morte di
Tamburini, ha ridimensionato la sua presenza in Frigidaire
. Si è dedicato al suo percorso:
dalle illustrazioni raccolte in portfolio ai costumi di Asterix
… Insomma, si è staccato da Frigidaire una ventina di anni fa, proprio
come Mattioli. Mentre Scòzzari è quello che ha resistito più a lungo. È stato
lui a firmare l’ultima copertina nel 2003.

Ora, però, pare abbia cambiato sponda…
Beh, si è messo a lavorare per la “conigliera” [sorride
]… Un’espressione affettuosa per
la Coniglio editore. E soprattutto scrive. E quando lo fa costretto dalla
disciplina della verità – penso ad esempio a Prima pagare, poi ricordare
– emerge tutta la sua
eccentricità di scrittore luminescente. Quando è abbandonato troppo a se
stesso, a volte si perde un po’ nello scintillio.

Scòzzari ora collabora con ANIMAls. E capita che, ogni volta che
esce una nuova rivista, si cerca sempre il confronto con Cannibale
, Il Male, Frigidaire
ANIMAls
, in particolare, è come se provasse a rifare il Frigidaire degli anni ‘80 senza che la
situazione sia la stessa. Mi sembra un’operazione in ritardo di decenni. Detto
questo, però, quando si aprono degli spazi è sempre molto positivo. Quando vedo
le nuove riviste, quelle che una volta erano le fanzine e che ora sono ben
fatte e confezionate, da parte degli autori sembra ci sia l’illusione di
riprendere la storia dal principio. Questa è una scelta un po’ ingenua. Viviamo
in un tempo troppo accelerato per permettere le ricapitolazioni storiche.

Frigidaire è un’avventura a tempo. Un anno di uscite
mensili. E dopo?

Dipende molto dalla risposta del pubblico e dal lavoro che
riusciremo a fare per ottenere questa risposta. Per questo primo anno abbiamo
definito con Liberazione
l’accordo per la distribuzione. Probabilmente sarà rinnovato, ma
potremmo anche staccarci. Ancora non lo so. L’idea è di continuare. Anzi,
quello che ora cerco è qualcuno che mi sostituisca alla direzione. In modo che
l’esperienza possa continuare anche quando sarò troppo stanco per condurre. Mi
piacerebbe formare una nuova generazione per poter fare poi il Senatore in
pensione di Frigidaire

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Alessio Spataro

Satira dell’anarchia

Il Misfatto

Laura Scarpa

ANIMAls

a cura di gianluca
testa

[exibart]

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