L’idea è quella riassunta nel sottotitolo. L’autore di
fumetti nella fiction: al cinema, in televisione, nella narrativa, nella letteratura
disegnata, alla radio e in altri media. Si tratta cioè di raccontare come l’immaginario degli
autori vede il fumettista. E in genere l’immagine differisce dalla realtà.
In effetti questo è un fatto curioso…
Sì, perché il fumetto non è un mezzo artistico così strano
e straordinario. Ognuno, se vuole, in pochi minuti può contattare un autore di
fumetti per telefono e chiedergli della sua professione. Insomma, non è un
mondo irraggiungibile e lontano. Invece vediamo delle opere di fiction in cui l’autore
di fumetto sembra faccia un mestiere particolarissimo come lo studioso delle
pietre di Marte.
Tutto questo cosa ti fa pensare?
Che il fumetto sia ancora considerato al margine della
cultura.
rare eccezioni, è davvero difficile riconoscerli.
Diciamo pure che nessuno è riconoscibile. Chiaramente,
seppur di rado, anche a me capita di essere fermato da qualche lettore. Ma
questo tipo di riconoscibilità appartiene al mondo televisivo. Non si tratta di
un dramma. Il problema, semmai, è che la cultura media e alta non si è mai
occupata di fumetto.
Quali sono i motivi che ti hanno portato a scrivere
questo libro?
Mi interessava raccontare come è visto il fumettista. Le
conclusioni, poi, le tira il lettore. Io ho fornito anche qualche indicazione
statistica.
Com’è possibile che la visione del fumettista ne esca
così distorta?
Perché non c’è mai stato un vero interesse verso il
fumetto. Quindi non si conosce la professione. Per fare un film occorre
documentarsi. Ma tutto è sempre farcito da alcuni luoghi comuni che uniscono
genio e sregolatezza. E infatti l’immagine offerta del fumettista è simile a
quella dello scrittore. Con la differenza che lo scrittore si mette davanti al
computer o alla macchina da scrivere perché non ha altri strumenti. Il
fumettaro invece fa altre cose. Ma nella fiction non c’è il minimo interesse a
scoprire di cosa si tratta.
Esiste qualcuno che è andato vicino alla figura reale del fumettista?
Forse gli americani, che dipingono il fumettaro come un
pipparolo che si autocita moltissimo. Poi sconfinano attribuendogli certe
patologie. Lo vedono come un sociopatico. A volte, per ragioni narrative, anche
un sociopatico-killer.
Com’è vista la donna fumettara?
Ecco, per la donna il fumetto è molto legato alla
sessualità. Un passaggio da vivere con un certo rituale, soprattutto per i
giapponesi.
Una particolare caratteristica del fumettaro?
Il cappello. Come l’intellettuale della Democrazia
Cristiana aveva il basco, così il fumettaro disegna col cappello in testa. Ha
la bombetta o la lobbia nera. In Francia, però, tutti gli autori indossano davvero un girocollo nero. Ad Angoulême
sembra infatti di essere a un convegno di preti.
Si capisce che non ami le divise.
Non le ho mai amate. Anzi, non le sopporto proprio. Fra i
personaggi della Bonelli l’unico a non avere un costume fisso è proprio Martin
Mystère. Ed è
sempre per questa ragione: il mio odio per la divisa. Vedere molti colleghi
omologati nel vestire mi fa tremendamente arrabbiare. Però capisco che questo è
un problema mio…
Ci puoi raccontare un episodio particolare, qualcosa
che ha a che vedere con le stranezze del fumettista di fiction?
Prendiamo Superman e Louise Lane, da noi meglio conosciuta come Lois. C’è una storia
in cui lei, per incrementare le vendite del quotidiano, avendo fatto una scuola
d’arte si offre di fare una striscia a fumetti. Dopo pochi giorni la sua è la
più importante striscia al mondo. Tutti i fumettari sanno che non può essere
così. Forse gli sceneggiatori di fumetti pensano che i disegnatori siano
mentecatti da prendere in giro. Come a dire: che ci vuole a fare un disegno? Ma
più probabilmente, se pensiamo ai temi di creazione, è un po’ come realizzare
un sogno.
Riguardo alle citazioni e ai cammei di autori?
È una cosa divertentissima. Nello speciale di Martin
Mystère di
quest’estate si racconta la storia del personaggio che esce dai fumetti e,
vivendo nella realtà, incontra il suo autore. Quindi compaio io. E più di un cammeo,
si tratta di una scelta narrativa. Ma questa è un’altra storia. I cammei, in
genere, sono nascosti. Il divertimento è proprio quello esserci. Meglio se non riconoscibili.
Poi, se diventa una scelta costante come quella di Hitchcock, la cosa assume
anche la dimensione del gioco.
Beh, ci sono delle storie emblematiche. Come la grande
fregatura dei veri creatori di Superman, Siegel e Shuster, che si sono visti soffiare i
diritti del personaggio per un piatto di lenticchie. E questa vicenda è stata
raccontata spesso e in varie formule. È stata una lezione per molti.
Un altro esempio?
Una storia triste e finita male: la rivalità fra
l’inventore di Li’l Abner, Al Capp, e Ham Fisher, creatore di Joe Palooka. Hanno litigato orribilmente
finché Fisher si è suicidato dopo aver disegnato finte strisce pornografiche da
attribuire ad Al Capp. Il suo obiettivo era di farlo denunciare, ma ovviamente
è stato facile riconoscere che non si trattava di originali. Ecco, questa
vicenda è passata alla storia e in termini differenti ricorre nei racconti dei
fumettisti d’invenzione.
Parli con consapevolezza degli autori americani perché
li hai studiati. Dopo Eccoci ancora qui (2006) e Fumettisti
d’invenzione
(2010), due lavori d’analisi frutto di una raccolta meticolosa, da storico
quale sei, c’è un libro “impossibile” e originale che hai pensato di scrivere e
non hai ancora scritto?
Mi sono promesso di non fare mai nulla che assomigli al “copia
e incolla”. L’unica eccezione potrebbe essere un lavoro sulla storia dei
personaggi dei fumetti che appartengono alla letteratura popolare. Si
tratterebbe di 4-500 schede da mettere insieme. Ovviamente, se non si fa il
copia e incolla, il lavoro assume dimensioni titaniche. Internet facilita
moltissimo le ricerche. Ma come nel caso di Fumettisti d’invenzione non si sa neppure cosa cercare.
Il lavoro comunque è in progress e gli aggiornamenti sono stati pubblicati
sulla rivista Scuola di fumetto.
Ora che il libro è uscito hai ricevuto segnalazione dai
lettori?
No. Sembra che ai lettori italiani importi poco.
Fortunatamente ci sono contatti con gli Usa: c’è un editore che sta preparando
un’antologia di fumetti d’invenzione. Ha letto il mio libro e gli è piaciuto
molto. È quindi possibile che ci sia una doppia uscita: da una parte la mia
raccolta, dall’altra l’antologia. Forse, rispetto all’Italia, in America ci
sono più appassionati della vecchia guardia. Quindi spero in un feedback.
a cura di gianluca
testa
Alfredo Castelli – Fumettisti d’invenzione!
Coniglio Editore, Roma 2010
Pagg. 352, € 24,50
ISBN 9788860632340
Info: la scheda dell’editore
[exibart]
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