Freni che stridono, suono della velocità e adrenalina costantemente al top per un eroe inossidabile come Diabolik. Atletico e sensuale, intelligentissimo e coerente nella sua immoralità (è un ladro ambizioso, non un Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri), questo divo nostrano nasce nel 1962.
Il mitico n. 1 del “
fumetto del brivido”, come viene definito in copertina, s’intitola
Diabolik. Il re del terrore (sottotitolo: “
Romanzo completo”; il prezzo è 150 lire). Due occhi guardano il lettore attraverso la fessura della maschera; sul retro, il protagonista è a figura intera con il pugnale in mano; nel tondo, invece, c’è il suo antagonista: l’integerrimo ispettore Ginko con la pipa. Il male e il bene.
Un successo travolgente coglie la casa editrice Astorina e le creatrici, due sorelle quarantenni della Milano bon ton:
Angela e
Luciana Giussani. Lavoratrici instancabili, sono loro che firmano – fino all’ultimo istante – tutte le sceneggiature del fumetto, sempre attente a costruire storie di fantasia, fedeli alla stessa struttura narrativa.
Sorpresa e imprevisto, però, colorano la scena. E nulla è affidato al caso: le Giussani sono quanto mai meticolose. Si rivolgono addirittura alla polizia, o al medico legale, per conoscere dettagli di un mondo che altrimenti sarebbe lontanissimo. Non manca loro neanche l’ironia, come si può constatare guardando il filmato proiettato all’interno della mostra
Diabolik-Eva Kant. Una vita vissuta diabolikamente, curata da Vincenzo Mollica, appassionato di fumetti oltre che di cinema.
La macchina da presa le inquadra nella cucina, mentre serissime spiegano una ricetta doc: “
L’uovo alla Diabolik”. Dopo aver calato un uovo (facendo attenzione a non rompere il guscio) in un pentolino con l’acqua bollente, lasciarlo cuocere per circa 4 minuti. Sgusciarlo, servirlo con un po’ d’olio e sale a piacimento. “
Come mai si chiama alla Diabolik?”, chiede la voce fuori campo, con un tono lievemente perplesso. “
Perché è un uovo rubato!”, la loro risposta impassibile.
Nel terzo numero della serie (marzo 1963), ecco comparire Eva Kant al fianco di Diabolik. Una sorta di Grace Kelly in versione cartoon: occhi verdi, capelli biondi raccolti nello chignon, perle e un diamante rosa che si rivelerà falso. Una bella coppia che litiga e si ama con estrema onestà. Tra mille storie di furti, complicità, denaro e fughe, un’unica certezza morale: un amore monogamico che non prevede il tradimento.
Tanti tasselli per ricostruire il puzzle di questa bella storia, che continua ancora oggi, e che il pubblico può seguire, lasciando ampio spazio fantasia, nei tre piani di Palazzo Incontro. Tra modellini, manifesti di film e gadget d’ogni genere (dalle scarpe da ginnastica alle mug), anche due poltroncine – una al primo piano, l’altra al secondo – con il tessuto che ripropone il pattern d’eccezione.
“
Angela e io abbiamo sempre pensato a Diabolik (e a Eva, Ginko e Altea) come a persone reali, vive, con un carattere in continua evoluzione”, diceva Luciana Giussani. “
Ci sentivamo più biografe che inventrici”.