Alla Triennale Bovisa, una grande mostra celebra il genio dell’illustratore e autore di fumetti
Guido Crepax (Milano, 1933-2003) e della sua creazione più riuscita, la fotografa milanese Valentina Rosselli. In perfetto equilibrio tra una donna reale e un simbolo di trasgressione, Valentina è infatti il personaggio femminile più famoso nella storia del fumetto italiano. Nata nel 1965, non ha mai smesso di cambiare e di invecchiare come una vera donna, a differenza di quanto avviene per gran parte dei personaggi a fumetti.
Nel segno del tempo si pone l’esposizione milanese, metaforicamente suddivisa in stanze – proprio come in una casa borghese – e dove ogni ambiente rappresenta un diverso modo di intendere e vivere il tempo. Un ingresso surrealista svela le origini di Valentina, ispirata con il suo caschetto all’attrice Louise Brooks, diva del cinema muto negli anni ‘30 e indimenticabile interprete di
Lulù di
Georg Pabst.
Le stanze successive ci riportano però immediatamente al tempo reale di Valentina, quello della Milano anni ‘70 con le sue strade, le fermate della metropolitana, le atmosfere, i vestiti e un certo clima d’intellettualismo e snobismo tipicamente di sinistra a cui Crepax guarda affettuosamente.
Il riferimento all’attualità è continuo: nelle vignette di Crepax risuona la vera musica dei salotti borghesi e sulle note di Arnold Schönberg o di un complesso jazz si possono ascoltare giudizi sulla pittura di
Piero Dorazio, sprofondare in poltrone disegnate da
Joe Colombo e parlare del pensiero di Lukács. Ma a volte la realtà s’interrompe per cedere il posto al viaggio onirico: dagli angoli arrotondati delle cornici delle vignette scopriamo di essere sprofondati in sogni peccaminosi o in incubi paurosi.
Cambiando stanza ci ritroviamo catapultati nello studio di Crepax, ricostruito con i suoi oggetti: il suo tavolo da lavoro, la custodia del violoncello del padre Gilberto, primo violoncello della Scala, la chaise longue. Vi sono poi i giochi ideati da Crepax: ricostruzioni meticolose di battaglie storiche, eserciti e flotte di carta che occupano intere sale.
L’immaginazione di Crepax si mostra senza confini, se non quelli delle tavole dei suoi fumetti, finemente costruite con un segno fortemente estetico e sinuoso, ricche di particolari e dettagli. La sensualità del segno e delle figure è evidente soprattutto nelle trasposizioni a fumetti di opere letterarie e classici dell’erotismo, realizzati da Crepax nella sua maturità artistica: le immagini proibite tratte da
Justine di De Sade,
Venere in pelliccia di Sacher Masoch, Casanova ecc. vengono offerte allo spettatore voyeur attraverso il buco di una serratura.
Crepax ha mostrato senza pudori le fantasie femminili erotiche più segrete, senza per questo aver creato indignazione. Valentina resta infatti l’archetipo della donna moderna, disinibita, che ha saputo piegare anche le iniziali critiche dei movimenti femministi degli anni ‘70.