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in fumo_normativa | I diritti del fumetto

di - 17 Dicembre 2008
I fumetti sono solo disegni o illustrazioni. Ma anche soggetti, sceneggiature, lettering, colore. E nella realizzazione di un’opera, dietro ognuna di queste categorie, c’è un autore. Che sia scrittore, sceneggiatore, disegnatore o colorista, beh, poco importa. Tutti soggetti, questi, cui spetta (o, meglio, spetterebbe) il riconoscimento del diritto d’autore. Un condizionale obbligatorio, dato che l’unica legge in materia compirà tra non molto 68 anni. Un testo fin troppo datato, quindi inadeguato a rispondere alle esigenze della categoria. Cioè quella degli autori. Che non chiedono una nuova legge, bensì un’integrazione “leggera” e “snella” a una norma che già esiste: la legge 633 del 22 aprile 1941, quella sul diritto d’autore.
Nonostante i consensi trasversali e le innumerevoli promesse, il testo modificato ha raggiunto per due volte (in altrettante legislature) i banchi di Camera e Senato. Ma la sua approvazione è sempre stata rimandata perché “non urgente”. Gli autori hanno quindi pensato di promuovere una campagna di raccolta firme tra gli addetti ai lavori, lanciando Una firma per il fumetto. Testimonial è Ivo Milazzo. Che, prima a Napoli Comicon e poi a Lucca Comics & Games ha partecipato a incontri e dibattiti su questo tema. “La proposta”, racconta Milazzo, “è stata presentata alla Camera nel 2000 e al Senato nel 2004. Nonostante il consenso trasversale di tutte le forze politiche dell’arco parlamentare, in entrambi i casi, a oggi, non siamo riusciti ad arrivare all’approvazione per un annoso vuoto giuridico”.

Sono tanti gli scrittori, i disegnatori e gli editori ad aver sottoscritto l’appello. Oltre a quella di Ivo Milazzo, leggiamo le firme di Milo Manara, Vittorio Giardino, Alfredo Castelli, Giorgio Cavazzano, Sergio Toppi, Igort, Tanino Liberatore, Lorenzo Mattotti, Eugenio Sicomoro, Luca Boschi, Corrado Mastantuono e molti altri. Cui si aggiungono personaggi come Umberto Eco, Vincenzo Cerami e Moni Ovadia. “Stiamo lavorando”, scrive Milazzo nell’ultima lettera aperta, “affinché anche le case editrici, grandi e piccole, aderiscano e si adoperino al raggiungimento dell’agognato traguardo e tutti quei creativi, su cui investono tempo e denaro da cento anni, smettano di essere dei fantasmi da cui però l’erario incassa i contributi. La nostra proposta vuole adeguare gli autori italiani ai colleghi di paesi come la Francia e la Spagna, che hanno rinnovato le loro leggi rispettivamente nel 2008 e 1996”.
Purtroppo, come spesso accade, alcuni autori non hanno aderito perché temono “ritorsioni” da parte delle case editrici. Le grandi più delle piccole. E durante gli ultimi incontri pubblici organizzati a Lucca, gli editori leader del settore hanno garbatamente rifiutato l’invito a partecipare.
La macchina per scrivere di Gian Luigi Bonelli al Museo del fumetto di Lucca
Ma perché è così complicato arrivare all’approvazione di un testo di legge capace di attribuire un ruolo agli autori di fumetti? “Rispondere è molto, molto difficile”, dice Milazzo. “Forse perché i politici ignorano la realtà attuale e il vuoto legislativo presente nel testo di legge. È per questo che noi siamo qui: per ricordarlo. Tra scrittori e disegnatori, in Italia, ci sono circa duemila professionisti. Cui vanno associati anche altri autori, come ad esempio gli animatori e i realizzatori della colorazione. Nel momento in cui non esiste una ‘casa’ nella quale si crea l’esistenza di questa categoria, ogni nostra rivendicazione diventa inutile…”.
È anche per questo che Milazzo proseguirà la promozione della sua campagna a Torino Comics e al prossimo Napoli Comicon, ad aprile 2009; e, poco dopo, alla Fiera del Libro di Torino, nel maggio 2009.

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