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05
novembre 2008
in fumo_progetti L’opera illustrata
in fumo
Sergio Toppi e Giacomo Puccini. Uniti nella diversità. Entrambi sono definiti "maestri", ma per ragioni decisamente opposte. E oggi s’incontrano: l'artista contemporaneo omaggia infatti il musicista nell'anno del suo 150esimo anniversario...
È uno strano rapporto d’amore quello tra Sergio Toppi e Giacomo Puccini. Il primo, milanese, ha oltre cinquant’anni di carriere alle spalle come illustratore e autori di fumetti. Il secondo, lucchese, è un compositore noto in tutto il mondo, cui è riconosciuto il merito di essere il miglior operista mai esistito. Due persone molto diverse. Anche Toppi è chiamato maestro. Ma lui, che è persona modesta e cordiale, non ama sentirselo dire. Puccini un maestro lo era davvero. E non ha mancato di ricordarlo a tutti quelli che ha incontrato in vita. Un illustratore e un compositore, dunque, ognuno ben calato nella sua epoca. Toppi nella contemporaneità, Puccini tra i miti del secolo scorso.
Eppure, qualcosa li lega. Perché oggi, a 150 anni dalla nascita, la città di Lucca si è finalmente accorta di aver dato i natali al grande compositore. E in mezzo alle iniziative ufficiali per le celebrazioni dell’anno pucciniano – mai sufficienti a compensare il lungo vuoto di memoria di una città cocciuta, che non ha saputo riconoscere i propri talenti – s’inserisce il Museo del fumetto e dell’immagine. È proprio la creatività del mondo dei comics che omaggia Giacomo Puccini con il migliore tributo inedito e originale. A Sergio Toppi è stato infatti assegnato l’incarico di illustrare le opere pucciniane. E lui ha sintetizzato ogni singola opera in una sola tavola. cogliendo l’essenza, la forza e la passione della storia musicata e messa in scena.
Queste illustrazioni sono già state utilizzate per la composizione di un calendario per il 2009, Donne e opere di Giacomo Puccini. Ma al Museo del fumetto di Lucca stanno già lavorando a una trasposizione digitale del materiale che, con aggiunte e aggiustamenti, sarà completato dalla voce narrante dell’attore Giancarlo Giannini. Ma non è finita qui. A partire da marzo, infatti, saranno esposte le prime tavole e gli storyboard di una storia sceneggiata dal curatore del museo, Angelo Nencetti, dedicata interamente a Giacomo Puccini e agli emigranti lucchesi. L’opera completa sarà anche stampata per la collana “Diari illustrati senza eroi”.
A disegnarla saranno quattro grandi interpreti del fumetto d’autore italiano: lo stesso Sergio Toppi, cui spetta il compito di disegnare cinque tavole a colori sull’esperienza argentina di Puccini; e poi Sergio Tisselli, Giovanni Ticci e Renzo Calegari. Un’occasione, questa, che amministrazioni ed enti (compreso il Comitato nazionale per le celebrazioni puccinane) non possono né devono lasciarsi sfuggire.
Anche perché, al di là di ogni valutazione di merito, a parlar chiaro sono i numeri. Da quando la mostra a fumetti dedicata al West e al mito della frontiera organizzata a Palazzo Guinigi ha lasciato il posto all’esposizione Puccini e Lucca. Quando sentirò la dolce nostalgia della mia terra nativa, i visitatori sono prepotentemente calati. Nonostante siano allestiti in mostra pezzi inediti e rari che riguardano il legame tra Puccini e la sua terra, nelle sale di Palazzo Guinigi si è registrato un calo di presenze che supera il 60 per cento. Lucca è oggi riconosciuta come la città dei fumetti più di quanto non lo sia come “città natale di Giacomo Puccini”. Quindi val bene la pena investire sull’intervento di chi, come Sergio Toppi, ha offerto attraverso il linguaggio dell’immagine una nuova chiave d’interpretazione del personaggio.
Ha illustrato opere come Turandot, La fanciulla del West, Manon Lescaut. Ma non è stato un lavoro facile. Soprattutto perché tutta la storia è qui sintetizzata e raccontata in una sola immagine, seppur evocativa e dinamica. “Questo modo di procedere è la naturale conseguenza del mio sguardo sulla realtà”, spiega Toppi. “Nelle illustrazioni ho sempre cercato di compiere un lavoro di sintesi. È forse per questo che l’illustrazione mi affascina più del fumetto. Si può raccontare una storia con una sola immagine se si rinuncia agli schemi tradizionali come quello della sovrapposizione della veduta: primo piano, secondo piano e sfondo. Se voglio dare evidenza alla fisionomia di un personaggio o a una particolare azione, con l’illustrazione non c’è niente che mi vieti di inserire un’altra figura sottodimensionata a fianco”.
Questo è ciò che Toppi ha fatto nell’illustrazione dedicata a Madama Butterfly, con il profilo della geisha Cio-cio-san, il pugnale sospeso a mezz’aria e un primo piano sovrapposto di Giacomo Puccini. “In passato, per queste scelte di stile”, spiega Toppi, “mi hanno rimproverato di aver rotto la sequenzialità della vignetta. Ritengo che sia impossibile, rispettando gli schemi classici, rappresentare nella stessa pagina e nello stesso spazio un dito che suona il campanello e la più grande delle battaglie”.
Lo stesso accade per l’illustrazione dedicata a Gianni Schicchi. Mentre l’immagine che sintetizza la Tosca è forse quella con l’accenno più drammatico. “Non ho mai amato disegnare situazioni truci, ma realizzando storie di avventura, beh, l’azione è necessaria. E spesso riconosco di avere un segno piuttosto violento”, confessa Toppi. Che, messo di fronte al fatto evidente di aver raggiunto la maturità di uno stile proprio e inimitabile che ha ispirato molti altri autori, ci racconta che “la creazione di uno stile è la grossa fatica di questo lavoro. È comunque il prodotto di una vita, arrivato a maturazione dopo anni di lavoro e molta, molta fatica. Come? Non saprei spiegarlo”.
Toppi, che nel lavoro degli altri cerca sempre lo stimolo a far meglio e che ha ammirato e amato autori come Battaglia, Tacconi, Uggeri e De Gaspari, non accetta neppure la definizione di arte applicata al fumetto. “Potremmo definire il nostro lavoro un ‘artigianato’. Di buon livello, nel migliore dei casi. Perché tutto ruota attorno all’interpretazione del reale, sempre e comunque. Nessun disegnatore potrebbe infatti realizzare un’opera astratta e concettuale”. Eppure lo stile toppiano esiste. E fa pure scuola. “Toppiano… questa definizione ha un sapore vagamente offensivo”, dice. Ma mentre parla di questo, Sergio Toppi, sorride.
Eppure, qualcosa li lega. Perché oggi, a 150 anni dalla nascita, la città di Lucca si è finalmente accorta di aver dato i natali al grande compositore. E in mezzo alle iniziative ufficiali per le celebrazioni dell’anno pucciniano – mai sufficienti a compensare il lungo vuoto di memoria di una città cocciuta, che non ha saputo riconoscere i propri talenti – s’inserisce il Museo del fumetto e dell’immagine. È proprio la creatività del mondo dei comics che omaggia Giacomo Puccini con il migliore tributo inedito e originale. A Sergio Toppi è stato infatti assegnato l’incarico di illustrare le opere pucciniane. E lui ha sintetizzato ogni singola opera in una sola tavola. cogliendo l’essenza, la forza e la passione della storia musicata e messa in scena.
Queste illustrazioni sono già state utilizzate per la composizione di un calendario per il 2009, Donne e opere di Giacomo Puccini. Ma al Museo del fumetto di Lucca stanno già lavorando a una trasposizione digitale del materiale che, con aggiunte e aggiustamenti, sarà completato dalla voce narrante dell’attore Giancarlo Giannini. Ma non è finita qui. A partire da marzo, infatti, saranno esposte le prime tavole e gli storyboard di una storia sceneggiata dal curatore del museo, Angelo Nencetti, dedicata interamente a Giacomo Puccini e agli emigranti lucchesi. L’opera completa sarà anche stampata per la collana “Diari illustrati senza eroi”.
A disegnarla saranno quattro grandi interpreti del fumetto d’autore italiano: lo stesso Sergio Toppi, cui spetta il compito di disegnare cinque tavole a colori sull’esperienza argentina di Puccini; e poi Sergio Tisselli, Giovanni Ticci e Renzo Calegari. Un’occasione, questa, che amministrazioni ed enti (compreso il Comitato nazionale per le celebrazioni puccinane) non possono né devono lasciarsi sfuggire.
Anche perché, al di là di ogni valutazione di merito, a parlar chiaro sono i numeri. Da quando la mostra a fumetti dedicata al West e al mito della frontiera organizzata a Palazzo Guinigi ha lasciato il posto all’esposizione Puccini e Lucca. Quando sentirò la dolce nostalgia della mia terra nativa, i visitatori sono prepotentemente calati. Nonostante siano allestiti in mostra pezzi inediti e rari che riguardano il legame tra Puccini e la sua terra, nelle sale di Palazzo Guinigi si è registrato un calo di presenze che supera il 60 per cento. Lucca è oggi riconosciuta come la città dei fumetti più di quanto non lo sia come “città natale di Giacomo Puccini”. Quindi val bene la pena investire sull’intervento di chi, come Sergio Toppi, ha offerto attraverso il linguaggio dell’immagine una nuova chiave d’interpretazione del personaggio.
Ha illustrato opere come Turandot, La fanciulla del West, Manon Lescaut. Ma non è stato un lavoro facile. Soprattutto perché tutta la storia è qui sintetizzata e raccontata in una sola immagine, seppur evocativa e dinamica. “Questo modo di procedere è la naturale conseguenza del mio sguardo sulla realtà”, spiega Toppi. “Nelle illustrazioni ho sempre cercato di compiere un lavoro di sintesi. È forse per questo che l’illustrazione mi affascina più del fumetto. Si può raccontare una storia con una sola immagine se si rinuncia agli schemi tradizionali come quello della sovrapposizione della veduta: primo piano, secondo piano e sfondo. Se voglio dare evidenza alla fisionomia di un personaggio o a una particolare azione, con l’illustrazione non c’è niente che mi vieti di inserire un’altra figura sottodimensionata a fianco”.
Questo è ciò che Toppi ha fatto nell’illustrazione dedicata a Madama Butterfly, con il profilo della geisha Cio-cio-san, il pugnale sospeso a mezz’aria e un primo piano sovrapposto di Giacomo Puccini. “In passato, per queste scelte di stile”, spiega Toppi, “mi hanno rimproverato di aver rotto la sequenzialità della vignetta. Ritengo che sia impossibile, rispettando gli schemi classici, rappresentare nella stessa pagina e nello stesso spazio un dito che suona il campanello e la più grande delle battaglie”.
Lo stesso accade per l’illustrazione dedicata a Gianni Schicchi. Mentre l’immagine che sintetizza la Tosca è forse quella con l’accenno più drammatico. “Non ho mai amato disegnare situazioni truci, ma realizzando storie di avventura, beh, l’azione è necessaria. E spesso riconosco di avere un segno piuttosto violento”, confessa Toppi. Che, messo di fronte al fatto evidente di aver raggiunto la maturità di uno stile proprio e inimitabile che ha ispirato molti altri autori, ci racconta che “la creazione di uno stile è la grossa fatica di questo lavoro. È comunque il prodotto di una vita, arrivato a maturazione dopo anni di lavoro e molta, molta fatica. Come? Non saprei spiegarlo”.
Toppi, che nel lavoro degli altri cerca sempre lo stimolo a far meglio e che ha ammirato e amato autori come Battaglia, Tacconi, Uggeri e De Gaspari, non accetta neppure la definizione di arte applicata al fumetto. “Potremmo definire il nostro lavoro un ‘artigianato’. Di buon livello, nel migliore dei casi. Perché tutto ruota attorno all’interpretazione del reale, sempre e comunque. Nessun disegnatore potrebbe infatti realizzare un’opera astratta e concettuale”. Eppure lo stile toppiano esiste. E fa pure scuola. “Toppiano… questa definizione ha un sapore vagamente offensivo”, dice. Ma mentre parla di questo, Sergio Toppi, sorride.
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