Il fumetto è ovunque. Nelle pubblicità, sui quotidiani,
nei fascicoli e in 3d. Ma forse non ce ne accorgiamo. O, meglio, fingiamo di
non vedere. Come se preferissimo ignorare questo meraviglioso modo di
raccontare storie e condividere idee e concetti, a volte anche complessi, per
non sentire l’ingombrante imbarazzo di una forza espressiva che spesso sfugge
alla critica e alla massa. Ma il fumetto è fatto così: ha potenzialità enormi,
è utilizzato e sfruttato e non sempre riconosciuto.
In una fase come questa, in cui i piccoli distributori
chiudono i battenti perché il giro d’affari crolla a picco e i fumetti sono per
lo più allegati in serie a quotidiani o settimanali che li alternano ai gadget
di cucina, ci sono persone coraggiose (pardon, artisti) che, anziché
abbandonare il tavolo da gioco, alzano la puntata. Conseguenze? O perdi tutto o
sbanchi. Gli estremi sicuramente non fanno parte del gioco editoriale. Ma un
po’ di sfrontatezza certo non guasta. Perché, al di là dei numeri, delle
tabelle e dei bilanci, se al pubblico si offre un prodotto ben fatto, fresco,
innovativo ma non presuntuoso, beh, è molto probabile che la risposta superi le
aspettative.
Prendiamo ad esempio Coniglio Editore. Da tempo è presente
nelle edicole, nelle fumetterie e in libreria. Certi titoli hanno segnato un
pezzo di storia (la rivista
Blue, tanto per fare un nome). Poi sono stati costretti a
scomparire o a trasformarsi in qualcosa di diverso. Magari sul web.
“Non
dobbiamo pensare alla rivista come qualcosa di eterno”, dice
Laura Scarpa.
Disegnatrice, fumettista,
sceneggiatrice, giornalista, per l’editore Francesco Coniglio cura, fra le
altre cose, le riviste
Scuola di fumetto e
ANIMAls.
“Pensare a una rivista che duri in eterno
significa raggiungere il fallimento, prima o poi. ‘Linus’, sia benedetto,
esiste dagli anni ‘60. E forse è un’eccezione. L’importante, se si crede nel
prodotto, è insistere nel proprio lavoro”. Altrimenti?
“Va
modificato il percorso, come è accaduto con ‘Blue’”, risponde Laura.
“Anche
se il prodotto è bellissimo, se le vendite calano si riduce la tiratura e la
discesa si sente anche in edicola”.
Così
Blue diventerà
Touch! (a partire da marzo 2010). E due o tremila fedeli
lettori, pur molto dispiaciuti, nel frattempo avranno avuto modo di consolarsi
con
ANIMAls.
Da qui cominciano, infatti, nuovi percorsi. Il problema, però, è far recepire
il messaggio. Non solo ai lettori, ma anche agli edicolanti. S’è visto
ANIMAls – rivista di fumetti, storie, la
vita e nient’altro – accanto alla sezione rossa vietata ai minori. Il porno
(non l’erotismo) accanto al fumetto d’autore. Strana associazione.
“Il
primo numero, a Torino, mi è capitato di vederlo in mezzo a ‘Internazionale’ e
‘Linus’”,
racconta Laura.
“Quell’edicolante
avrei voluto baciarlo. Aveva capito tutto”.Ogni prodotto nuovo è figlio del suo tempo. E quindi va
compreso, assimilato, consumato. Semmai è difficile proprio il rapporto con
l’edicola.
“La situazione dell’edicola, in generale, cambierà presto.
Ora è molto caotica”,
commenta Laura Scarpa, “
ed esiste poi il problema della distribuzione. Il
fumetto vive poi anche il problema del posizionamento”. Quindi la Coniglio rischia
coraggiosamente, agisce con incoscienza o compie scelte culturali che vanno
oltre i numeri?
“Un po’ di tutto questo. Sicuramente rischiamo. Ma
qualcosa accade quasi sempre. Dobbiamo lavorare sul prodotto, sulla
distribuzione e sulla comunicazione. L’oggetto in edicola non deve diventare
introvabile”. Ora
ANIMAls vende circa 5mila copie in edicola e ha oltre 350 abbonati. Non male per essere
solo all’ottavo numero. Dopo tanto tempo, con questa rivista si riscoprono
emozioni che si erano perse dopo
Alter,
Comic Art,
Frigidaire,
Il Male e tanti altri titoli.
Ma non tutto passa dall’edicola. Il fumetto va oltre e la
definizione di “rivista” assume nuovi significati con raccolte antologiche e
prodotti in divenire, acuti e sofisticati. Come
Canicola. E ora c’è anche
Giuda, rivista d’avanguardia di pochi
autori, condotti da
Gianluca Costantini.
Raffinata e destinata a un pubblico d’élite,
Giuda si basa sulla geopolitica: la
geografia come lettura del mondo attraverso il dialogo esasperato tra immagine
e testo.
Giuda tradisce il medium fumetto perché, dice Costantini,
“pensiamo che il
fumetto debba ancora esplodere nella sua potenzialità. Quindi cambiamo le
regole”. Spesso
è solo un problema di definizioni. Perché l’espressione arriva sotto forma di
linguaggi diversi.
“Il fumetto è sperimentazione. In ogni caso, deve
dare un messaggio e non essere arte contemporanea pura. Ci deve essere anche
una storia, non solo estetica. È necessario il pensiero della narrazione”.
L’idea iniziale è di non appoggiarsi ai distributori
ufficiali. Così
Giuda vende su internet le sue 500 copie. La rivista, semestrale, avrà una
sua casa editrice (Giuda Edizioni) e si connoterà come un prodotto di nicchia
per lettori attenti alle nuove avanguardie del fumetto.
“Difficile sdoganare
una rivista così. Ma anche il fumetto in sé. Sono pochi i titoli che arrivano
al grande pubblico”.
Un distributore assorbirebbe circa il 50% del costo del libro.
“E Giuda è
stampata su una carta pregiata”, precisa Costantini. Nonostante questo, costa solo 10
euro.
Ebbene, se qui cresceranno nuovi autori, se
ANIMAls avrà lunga vita (anzi, quanto
basta) e se
Canicola continuerà a lavorare come sta facendo, ci sono buone possibilità che
il fumetto possa davvero raggiungere la sua maturazione negli anni ‘10.